Sedici donne raccontate in Tacchi misti
Carla Ferraro, Valentina Martino Ghiglia, Carlotta Proietti e Silvia Siravo in Tacchi misti raccontano le donne moderne
I tacchi, lo ammetto, non mi sono mai piaciuti. Trampolini pericolosi e impedimenti alla libertà. Li ho sempre indossati, raramente, sotto forzatura, fino a quando ho deciso di abolirli del tutto. Non si può vivere soffrendo, impedendo a te stessa di essere libera, indipendente, pensante.
Li ho odiati, lo ammetto, fino a quando … fino a quando non ho visto Tacchi misti e ho cominciato ad apprezzarli. Come in tutte le cose, si apprezzano da lontano, ma la positività verso quelli che ho considerato per anni, mezzi di tortura, facilita la comprensione.
Perché, ammettiamolo senza mezzi termini, ogni donna, che porti un tacco 12 o delle ballerine, è unica e deve, per vissuto e concezione sociale, combattere contro stereotipi e incomprensioni alla ricerca della parità di sesso. E poi, tutti questi ruoli ad esclusività maschile! Immaginiamo per esempio Dio, descritto come uomo; non potrebbe essere donna e quindi giusta, accogliente, materna, protettrice, salvifica, ecc.? Provate ad accostare qualche aggettivo appena citato ad un uomo se ci riuscite!
Questa potrebbe essere la certezza che, in fondo, se crediamo ad un essere superiore, questo sicuramente non ha sesso. Tacchi misti, del resto, descrive donne moderne, vere, quelle che non si fermano dinanzi a un no e non sono assolutamente sottomesse, anzi…
Ebbene, sono i Tacchi misti, quelli andati in scena all’OffOff Theatre di Roma, che mi hanno fatto cambiare idea verso questo accessorio così amato e odiato dalle donne, ma che le descrive in modo preciso proprio per questo motivo. Scritto da Gloria Calderòn Kellett, diretto da Ferdinando Ceriani, interpretato da Carla Ferraro, Valentina Martino Ghiglia, Carlotta Proietti e Silvia Siravo, con le musiche originali di Benedetto Ghiglia.
Il testo nella traduzione, è stato lasciato identico dall’originale americano e racconta le vicende di donne che si confrontano con la società. Le quattro attrici si alternano sul palco presentando sedici donne che raccontano una storia, la loro. Così possiamo alternarci tra un dio al femminile, per continuare con Eva, passando per altre figure come la vigilessa, la venditrice di olio di serpente, la suora, la donna incinta, l’insegnante, invischiate in situazioni per cui la soluzione o le soluzioni, si alternano tra il divertente e l’irriverente.
Il pubblico si intimidisce, in particolare quello maschile, quando le attrici scendono in platea, alla ricerca del “malcapitato” di turno, che viene travolto all’interno della storia. L’abbattimento della quarta parete diviene una delle peculiarità dello spettacolo che si sposta tra il pubblico coinvolgendolo e ammaliandolo in ironiche situazioni. Lo stesso si diverte e applaude, seguendo con divertito interesse tutte le situazioni che vengono presentate.
Sulla scena quattro bravissime attrici Carla Ferraro, Valentina Martino Ghiglia, Carlotta Proietti e Silvia Siravo, che giocano con il pubblico divertendosi e divertendo. Si nota che le quattro donne sono affiatate e in sintonia. La loro ilarità è contagiosa e determinante per lo spettacolo.
Precisa la regia, nei tempi, negli schemi. Battute, silenzi, canti si alternano a ritmi precisi, accordando il tutto. Verve anglosassone, ma decisa. Non è un caso che il week end si sia concluso con due sold out.
Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt