Trittico d’Artista: Giovanni Palmieri

Gioie è il trittico esposto alle Officine Beat da Giovanni Palmieri

L’ultimo artista ad esporre nel format Trittico d’Artista, ideato e curato da Andrea Alessio Cavarretta e presentato da Stefania Visconti insieme allo stesso curatore, è Giovanni Palmieri. Le tre opere esposte si racchiudono in Gioie, hanno “occupato” lo spazio allestito per l’occasione, all’interno del pub Officine Beat a San Lorenzo, zona della movida romana.

Per l’occasione, dopo la presentazione e il consueto cocktail preparato dai barman del locale, ho rivolto alcune domande a Giovanni Palmieri, artista che CulturSocialArt ha già seguito negli anni, e di cui apprezza il lavoro.

Ciao Giovanni, tu sei stato l’ultimo ad esporre a Trittico d’Artista, ma, facendo parte dell’organizzazione, hai partecipato a tutte le serate. Qual è il tuo pensiero sul format?

Abbiamo voluto creare un format nuovo per un nuovo modo di proporre l’arte e siamo contenti di aver avuto la possibilità di avere come location ideale il bistrot Officine Beat che ha in sé i requisiti perfetti per essere un contenitore di eventi particolari e inclusivi.

Parliamo delle tue opere. Nella serata che ti ha visto protagonista, hai presentato il tuo trittico, Gioie, cosa rappresentano per te queste tre opere?

Rappresentano un cambiamento, una ripresa, l’evoluzione naturale del mio fare arte.

Hai messo molta cura nel presentare le opere. Tutte e tre sono avvolte da una cornice, ma in particolare da quello che si potrebbe definire un “tappeto” di velluto. Come vedi il connubio tra arte ed eleganza?

Fondamentale, almeno per me.

I tuoi sono quadri considerati armonici e vivaci. A cosa pensi prima di iniziare un nuovo lavoro?

Prima di un nuovo lavoro c’è sempre un’idea, che si va sedimentando e solo dopo inizio a lavorarci. Il processo è molto lungo e richiede tanta dedizione.

Quali sono le tue “strategie” per armonizzare forme e colori?

Non ho strategie prestabilite, tanta attenzione e molto equilibrio. Ogni opera ha un suo percorso.

C’è un colore che prediligi nelle tue opere e perché?

Non prediligo un colore, ma è l’opera che mi chiede di usare i colori più appropriati. Di certo, non posso negarti, che molto spesso l’oro e il rosso hanno un loro importante spazio.

Tra le tre opere esposte alle Officine Beat, quale ha richiesto maggior lavoro?

Tutte e tre hanno richiesto molto impegno. Per me ogni opera richiede la massima attenzione.

Ci sono momenti della propria vita artistica, ma anche personale, in cui l’arte è un momento di rinascita. Qual è stato il tuo?

La vita è un ciclo, quindi si vivono costanti momenti di rinascita anche nell’arte.

Tu sei partito come fumettista, cosa ti ha attratto di questo mondo che ti ha portato a scegliere questo tipo di scuola?

Avrei voluto fare un percorso di studi artistici, ma ahimè non è stato possibile, prima i condizionamenti familiari e poi la necessità di lavorare. Ma appena ho potuto, visto che il disegno è sempre stato parte di me, ho pensato di approfondire gli studi in questo campo. E poi non dimentichiamoci che sono un collezionista e lettore di fumetti da sempre.

Come ricordi gli anni scolastici, l’ambiente che ti circondava, i tuoi compagni e insegnanti?

Sono ancora legato ai miei compagni e ad alcuni dei miei insegnanti, ci sentiamo ancora, di questo ne sono molto felice.

Com’è avvenuto, invece, il passaggio da fumettista a realizzatore di opere pittoriche?

In modo naturale, fa parte della mia evoluzione.

Chi sono gli artisti che ti hanno ispirato e ti ispirano ancora oggi?

In particolar modo lo stile Liberty con molti dei suoi esponenti.

Arte classica e arte moderna, come convivono, se lo fanno, oggi?

Sono molto critico sull’arte contemporanea, non vorrei dirti cose di cui poi potrei pentirmi.

Le tue opere sono state esposte in più mostre, collettive, quale di queste ha cambiato il tuo sguardo sul tuo lavoro e perché?

Le mostre collettive sono sempre momenti di arricchimento perché ti confronti con altri modi di esprimersi.

Tu ti occupi della comunicazione e del marketing del no-profit. Come possono convivere il no-profit e l’arte? Quali sono i punti di contatto che non dovrebbero mai mancare?

No-profit e arte sono mondi che possono coabitare e interagire. Non dovrebbe mai mancare, sia all’uno che all’altro, il tatto e il buon gusto.

Abbiamo detto che nasci fumettista, un mondo che attrae molto i giovani. Come vivono oggi i giovani l’arte e quale approccio hanno al mondo dell’arte?

Superficiale come in tutte le cose, ovviamente ci sono le eccezioni, ma sono sempre più rare. Sta anche a noi “stagionati” incuriosire e coltivare.

Quali sono, secondo te, gli elementi che caratterizzano un artista? Ma alla fine, sono essenziali o completano la sua figura?

Un artista non è tale solo se ha voglia di fare arte. Ci sono studio, dedizione e tantissima umiltà.

L’arte è anche comunicazione di un qualcosa, un sentimento, un’emozione. Quali sono oggi, secondo te, i sentimenti che predominano nel mondo artistico? Vengono adeguatamente comunicati?

Ahimè, il sentimento che muove l’arte adesso è la notorietà, e aggiungo, fast con denaro facile. Poi ci sono le mosche bianche.

Qual è il tuo sogno da artista?

Il mio sogno lo condivido con mio marito, Andrea Alessio Cavarretta, che è anche curatore e ideatore di questo format artistico: l’amore.

E sono sicuro che anche quanti stanno collaborando con noi in questo progetto come Stefania Visconti, ovviamente te Sissi Corrado e Flavio Casciotti, così come tutti i suoi collaboratori che lavorano all’interno di Officine Beat e ovviamente, tutti gli artisti che stanno partecipando, naturalmente le realtà di Kirolandia e di Cultursocialart, condividono questa mia semplice risposta, non a caso questo viaggio lo stiamo facendo tutti insieme con… amore.

Grazie per essere stato con noi!

Grazie a te per questa bella e sostanziosa intervista!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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