Uccellini: prima nazionale al Teatro Vascello
Un testo raffinato di cui si parlerà in futuro
Nell’ambito del REF 2024, debutta in prima nazionale Uccellini, in programma al Teatro Vascello dal 9 al 13 ottobre. Il progetto è de lacasadargilla, ensemble che ha vinto diversi premi UBU per When the Rain Stops Falling, Anatomia di un suicidio e Il Ministero della Solitudine. Alcune delle cifre stilistiche dei registi, Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, come l’interesse per gli elementi sonori, tornano puntualmente. Ritornano anche alcuni dei temi che già hanno affrontato, come quello del suicidio.
Il testo è di Rosalinda Conti e la trama è piuttosto semplice, tanto che, da uno specifico punto di visto, non è l’elemento essenziale: un uomo torna nella sua casa d’infanzia insieme alla sua fidanzata; in questa casa vive il fratello, il quale è restato legato in modo ossessivo alla morte della sorella che si suicidò. Si sviluppano sulla scena le tensioni tra i due uomini: Luka non capisce perché Theo sia rimasto in quella casa, Theo non comprende quella che ai suoi occhi è una sorta di superficialità di Luka, che non va a fondo alle cose; inoltre, Luka porta con sé Anna, la fidanzata, la quale dovrebbe a rigor di logica esclusa da quel ritorno alla casa d’infanzia, perché quel viaggio doveva essere il ‘suo’ (di Luka) viaggio, lei non c’entrava niente, non doveva entrare nell’inferno personale dei due fratelli.
La trama è dunque semplice, ma la scrittura è molto complessa e raffinata al punto che, se si dovesse trovare un difetto nel testo, sarebbe quello dell’eccessiva ambizione. All’inizio di ogni scena c’è il suono di un uccello diverso, nominato in maniera esatta, come ad esempio un passeriforme fringillide. Ciò crea un effetto straniante e sembra quasi suggerire che il mondo possa essere interpretato dal punto di vista degli animali, non solo degli esseri umani. Soprattutto, determina l’assenza del silenzio totale sulla scena, come a suggerire che un tale concetto non possa esistere e, se si vuole, che i suoni a teatro, come in Beckett, possano essere interpretati come un a parte, laddove la verità si ritrova nel silenzio.
Certo, nello spettacolo non c’è niente di esplicito, ma la sensazione del suggerimento di una realtà profonda oltre quello che si vede, di una verità e bellezza oltre quello che si può pronunciare è forte. E tutto è catalizzato verso la morte, che tutto termina, e che è la protagonista del testo, giacché nella famiglia in scena si è suicidata la sorella di Luka e Theo e anche il padre di loro. La vita vera diventa, in senso heideggeriano, un essere per la morte.
Ora, è del tutto evidente che questa potrebbe essere un’interpretazione oltre la lettera, ma è anche evidente che il testo è intriso, inconsciamente o consciamente, di letture filosofiche e letterarie. E, infatti, non va incontro in maniera decisa allo spettatore, ma resta un messaggio ineffabile tra le righe: oltre l’ossessione della morte, dell’infanzia funestata dai suicidi, emerge dal testo una luce, simile a quella che emerge, per intendersi, dai testi di Beckett o Jon Fosse.
La prima parte dello spettacolo dà infatti l’impressione di essere troppo prolissa (per quanto esso duri 80 minuti) e di aggiungere troppi elementi superflui, dunque di essere poco aristocratica, nel senso letterario del termine. Ma nella seconda parte si riannodano i fili e lo spettacolo restituisce un senso di compiutezza.
Lo spettacolo è ambientato in una casa nel bosco, che sembra proprio una casa nel bosco, circondata appunto da animali, soprattutto uccelli, che sono presenti, impagliati, anche nella casa. Si è detto che i versi degli uccelli introducono le scene; si aggiunge che, bizzarramente, Anna ha paura degli uccelli, e si ritrova proprio in quella casa.
Paure ed ossessioni dunque si intrecciano, e inizialmente questo accento sulla vita animale determina l’immissione di un elemento straniante, grottesco ma forse semplicemente strano (weird sarebbe parola più adatta) che crea un ambiente irreale, quasi sospeso.
Emiliano Masala, nei panni di Theo, è superlativo, perfetto nel suggerire il dramma e le ossessioni personali di un uomo, così come Francesco Villano, che interpreta Luka. I due, con i loro diversi atteggiamenti, creano una perfetta alchimia. Anna è interpretata da Petra Valentini, che alleggerisce la scena con una freschezza maggiore.
Gli ambienti visivi sono di Maddalena Parise, le scene di Marco Rossi e di Francesca Sgariboldi, il disegno luci di Omar Scala, i costumi di Anna Missaglia, il disegno del suono di Pasquale Citera, il coordinamento artistico di Alice Palazzi, l’assistente alla regia è Matteo Finamore, la collaborazione alle immagini in ombra è di Malombra, foto di scena di Claudia Pajewski.
Uccellini è un progetto estremamente interessante nel panorama teatrale italiano. Il testo di Rosalinda Conti, ambiziosissimo e raffinatissimo perlomeno nella concezione generale, farà parlare di sé in futuro.
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