De Gasperi: l’Europa brucia al Teatro Vascello

Le ceneri dell’Occidente in un’opera di rara potenza e raffinatezza

Arriva finalmente nella capitale lo spettacolo De Gasperi: l’Europa brucia, al Teatro Vascello, che lo ha coprodotto insieme al Teatro Stabile di Bolzano, LAC Lugano Arte e Cultura e Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Si tratta di uno spettacolo necessario, con una scrittura potente e quasi priva di cedimenti, che con grande perizia e raffinatezza restituisce l’immagine dell’uomo-De Gasperi, che pronunzia sulla scena i suoi discorsi ufficiali e che conversa con sua figlia, Palmiro Togliatti, l’ambasciatore americano Dunn e un ragazzo di Matera.

Ciò che lo spettacolo restituisce al pubblico non è il simulacro di un santino oppure il retorico monumento di un tempo passato, bensì una vividissima immagine di un uomo politico, o di un politico-uomo, ovvero un uomo che s’incarna nella propria missione fino a che i confini tra il privato e il pubblico scompaiono.

La scrittura della drammaturga Angela Dematté é estremamente ambiziosa e nello spettacolo possono essere scorti moltissimi significati, il che potrebbe renderlo per certi versi non adatto a tutte le sensibilità, poco digeribile e farraginoso. Ma la densità contenutistica e la sostenutezza e coerenza complessiva del tono della scrittura che tocca a tratti la tastiera del linguaggio poetico, rendono il testo indubitabilmente notevolissimo.

Lo spettacolo si avvale della regia di Carmelo Rifici. De Gasperi è interpretato da un eccezionale Paolo Pierobon, al servizio del testo e che al contempo ha un grande carisma scenico. È una grande prova d’attore anche quella di Emiliano Masala, nei panni di un combattivo Palmiro Togliatti che difende le ragioni di quel Partito Comunista italiano che, nonostante la decisione dell’Italia di appartenere al mondo occidentale durante la Guerra fredda, era parte del governo.

È bravissimo anche Giovanni Crippa, che interpreta l’ambasciatore americano Clement Dunn, molto bravo pure a rendere sulla scena atteggiamenti tipicamente d’oltreoceano: un americano puro, per dir così, reso anche grazie ai costumi di Margherita Baldoni. La figlia di De Gasperi è interpretata da Livia Rossi, fondamentale per restituire, grazie alle conversazioni che ha con il padre, l’immagine dell’uomo-De Gasperi.

Il ragazzo di Matera è interpretato da Francesco Maruccia, e ha apparentemente un ruolo secondario, ma nell’intelligenza del significato dell’opera, creare un simile personaggio, appartenente a un mondo fuori della storia, nel momento in cui si decideva la Storia, è un’operazione estremamente ardita e raffinata.

Siamo nel 1946. All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, persa dall’Italia fascista, De Gasperi, ovvero l’uomo che la mitologia corrente restituisce come exemplum della moralità, l’incorruttibile statista e fondatore della Democrazia Cristiana, ma soprattutto padre dell’Europa moderna, è impegnato a proporre l’Italia come paese che può contribuire alla ricostruzione di un mondo nuovo dalle macerie della Seconda Guerra mondiale. Deve, quindi, da un lato riabilitare l’immagine dell’Italia del fascismo che ha perso, dall’altro ha la necessità di stringere un patto con gli Stati Uniti d’America, unica alternativa al comunismo sovietico.

Tuttavia, in Italia, c’è Togliatti con il suo Partito comunista, che non può essere nelle grazie degli americani. De Gasperi, seguendo i propri ideali, stringe il patto con l’America e si fa promotore della democrazia e di una nuova Europa. Ma è un compromesso farsi aiutare dagli americani, come sostiene Togliatti? E, soprattutto, ed è qui la valenza terribilmente attuale dello spettacolo, che cosa è andato storto?

Perché è certo che l’Europa di oggi non è quella sognata da De Gasperi. Ma forse non poteva essere diversamente. L’Europa, la culla della civiltà occidentale, stava forse già cantando il proprio canto del cigno, era già un gigantesco cimitero, come avevano intuiti gli spiriti più profetici del tempo.

Il sogno dell’Europa, culla di civiltà, nel ’45 era già tradito nelle premesse, il sogno di un’Europa garante dei valori della civiltà occidentale non poteva essere garantito da quell’America che era una costola del Vecchio mondo: sia l’America che la Russia, avevano già ereditato non il meglio bensì il peggio della civiltà europea. Con il senno del poi, ovvero di noi uomini che viviamo in un’Europa tradita e traditrice, memore della sua storia solo nel momento in cui essa divenga monumento e museo di sé stessa, ovvero cimitero della civiltà, è facile – ammesso che noi abbiamo, almeno le giovani generazioni, il talento e il coraggio della lucidità – vedere che il sogno di un’Europa era fallito nelle premesse.

Non era, non poteva essere così, per chi in quell sogno ci aveva creduto per propria convinzione, dopo il ’45. Eppure, come apprendiamo dalle note di drammaturgia, il ragazzo di Matera nello spettacolo è una cartina tornasole. De Gasperi amava il popolo, ha dato al popolo le case. E, tuttavia, nella casa del ragazzo di Matera, affianco alla ‘Madonna nera’ c’era l’immagine del duce.

Dopo la Guerra, c’era l’immagine di Roosevelt. Che cosa è cambiato? Una mitologia sostituisce un’altra mitologia. E Pasolini ambienta il suo Vangelo a Matera, un posto fuori dalla storia, dove ancora era possibile – forse – come nelle borgate romane, trovare le persone autentiche e non omologate e piccolo-borghesi. Ma questo nobile sogno d’Europa, incarnato da De Gasperi, democratica e dove vige l’eguaglianza ma soprattutto memore della Cultura e della sua storia, dov’è? Dov’è l’Europa?

Come si intuisce nel discorso tra De Gasperi e il ragazzo di Matera, l’Europa è come la figlia di Tindaro: se viene rapita, tutti gli altri attaccano. La storia di Troia è patrimonio della cultura, appunto, europea. Gli europei sanno come va a finire. E l’Europa, come va a finire? Qualcuno lo sa? Provincia dell’Impero? Custode di nuovi e inutili valori pseudo-progressisti? Museo e cimitero di un tratto? Chi la salverà da sé stessa e dal mondo in cui non è più protagonista?

Forse l’unica Speranza è nei barbari. Addio a De Gasperi. Guardiamo lo spettacolo De Gasperi: l’Europa brucia. Guardiamo, europei, quello che sappiamo, con il coraggio della lucidità, essere adesso nient’altro che la formidabile rappresentazione di quello che oggi appare come un tenerissimo e allucinato sogno grottesco.

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Antonio Sanges

Dopo avere vissuto in diverse città in Italia e in Europa, è tornato a Roma. Ha pubblicato libri di poesie e s'interessa di letteratura e teatro.

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