Chiazza di petrolio verso la Francia, l’Italia è salva!
Disastro ambientale è la parola che l’Italia non vuole pronunciare soprattutto perché avvenuto lo stesso giorno in cui è fallito il referendum contro le piattaforme petrolifere sui mari italiani, boicottato dalle stesse istituzioni incostituzionalmente. L’incidente avvenuto a Savona, però, dove la rottura di una tubatura ha provocato lo sversamento di petrolio nel Polcevera e nonostante la costruzione dell’argine, è giunto fino a Genova, resta una realtà che pone il problema inquinamento ed energie rinnovabili come una questione tutt’altro che chiusa.
Intenso il lavoro dei vigili del fuoco che sono stati impegnati giorno e notte per costruire l’argine e ripararlo quando le condizioni avverse del tempo e la pioggia, hanno permesso il cedimento dello stesso. Un lavoro che li ha portati e monitorare in tutti questi giorni le condizioni climatiche e il recupero della marea nera che ha cercato di invadere il mare.
Oggi, a una settimana dall’incidente, è stato recuperato il 95% del materiale fuoriuscito. Ne restano ancora delle chiazze, o meglio delle strisce nere che stanno avanzando verso il mare. Le istituzioni che si stanno occupando del caso, nella figura del presidente della regione Liguria Giovanni Toti in primis, assicurano che il danno non c’è, non c’è stato. La polemica è tutta una macchinazione mediatica volta ad avvicinare la perdita al referendum e quindi a quelle associazioni che hanno richiesto il quesito e lottato contro l’indifferenza del voto.
Fin qui i fatti, fino all’uscita, poco piacevole, del presidente Toti sulla questione residui inquinanti che hanno contaminato una parte della sabbia e ucciso alcuni pesci sulla costa ligure. Si, perché Toti ha tuonato con forza contro queste immagini e l’allarmismo procurato da chi, dell’ambiente, si preoccupa veramente, affermando che tutto era sotto controllo, che la marea, in fondo, sta spingendo il tutto verso la Francia. Certo, la Francia, caro Toti, si trova a chilometri di distanza, non fa parte del Mediterraneo, non intenderà causa contro l’Italia, essendo le maree colpevoli di aver spinto il tutto verso la sua costa. Noi non ci occupiamo di ambiente.
Resta grave, ancora una volta, che le istituzioni non si preoccupino realmente dell’inquinamento, tranne che a parole e di quelle, soprattutto gli italiani, ne sono davvero pieni! Parole inutili per loro, ma quantomeno importanti per comprendere quanto poco interesse hanno i politici italiani sulla salvaguardia dell’ambiente e come trattano il problema. Una concezione arcaica del fatto che l’inquinamento appartenga alla nazione che lo genera e non all’intero pianeta, come a sottolineare che poi, l’ozono, le polveri sottili, le piogge acide e tutte le altre forme, sono relegate, grazie ad un muro invisibile, nel paese in cui vengono generati. La nube di Cernobyl, una fantomatica esperienza degli anni ’80, resta un ricordo che non ha alcun effetto. La tragicità della situazione è che, nonostante studi e dati alla mano di scienziati e persone che lavorano realmente su queste problematiche siano del tutto ignorati da chi dovrebbe difendere e proteggere la Terra, non solo l’Italia. La nostra classe dirigente internazionale è totalmente ignorante in materia e continua a pensarla come cent’anni fa!
Ormai chi ci governa sembra sottolineare che quello che accade viene immediatamente riparato e che noi dobbiamo stare tranquilli, o come direbbe il presidente del Consiglio Renzi, “sereni”, tanto ci pensano i responsabili a sistemare tutto. Cosa che puntualmente non accade, ma in questo modo diventa normale andare in spiaggia e trovare pesci morti sulla sabbia, permettere ai bambini di giocare con le chiazze del petrolio o con il catrame fermatosi sulle sabbie, oppure trovare uccelli diventati neri e impossibilitati a volare perché inciampati in una chiazza nera. L’inquinamento sta divenendo parte integrante della nostra vita e non un’anomalia da combattere.
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