A Tuscania la mostra personale di Roberta Morzetti

La scultrice Roberta Morzetti racconta gli stati d’animo della società moderna

Roberta Morzetti espone la sua personale PAX_22 alla Biennale di Viterbo Arte Contemporanea nella Chiesa di Sant’Agostino di Tuscania. La curatrice della mostra è Velia Littera, direttrice della galleria Pavart che, cogliendo l’occasione della Biennale, ha deciso di esporre i lavori dell’artista nella sua città natale. Le opere scultoree saranno visibili tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.30 ad ingresso gratuito. Un omaggio all’artista, ma anche ad una città che annovera tra i suoi cittadini molti artisti.

La Morzetti è considerata un’artista capace di rappresentare il corpo con “evidenza, originalità, autenticità, pienezza”. Attraverso la scultura racconta la società attuale. Le sue opere destano l’attenzione e l’interesse degli operatori dell’arte e non solo. Abbiamo rivolto alcune domande a Roberta Morzetti per scoprire ancor di più dell’artista e delle sue opere.

La sua esposizione prende origine da “Il sonno della ragione genera mostri” di Francisco Goya. Cosa l’ha colpita della frase e come l’ha interpretata?

“Il sonno della ragione genera mostri” è il titolo di un’acquaforte del 1797 di Francisco Goya che ho avuto la fortuna di ammirare in una mostra a Merida, in Messico. Leggendo questa frase dal punto di vista filosofico, abbandonando le letture psicologiche, e semiologiche, l’etimologia greca diviene uno strumento prezioso, indispensabile. “Simbolo” deriva dal greco “symbállō” e significa mettere insieme.

Ogni simbolo è un luogo in cui convive la dualità, pieno di significati agli antipodi. Ecco così che questa frase deve significare anche il suo contrario ossia “il sonno della ragione può creare anche dei miracoli laici”. Poiché ho vissuto sulla mia pelle la trasformazione del mostro della fragilità in forza, in un certo senso, ringrazio chi mi ha tradito, ingannato, violentato psicologicamente perché grazie a questa miseria umana sono diventata la donna forte e artista consapevole che sono oggi.

I suoi lavori si ispirano a questa per rappresentare la fragilità che diventa forza dell’umanità. Quanta importanza ha questo nel suo lavoro e nel concetto umano?

Credo fermamente che ogni fragilità umana se ascoltata, accolta, possa trasformarsi in uno strumento di crescita, di conoscenza di sé stessi e divenire forza interiore. Le mie sculture spesso nascono da eventi destabilizzanti come lutti, tradimenti e sconvolgimenti sociopolitici contemporanei. Quindi nei miei soggetti le ferite sono ben evidenti, ma guarite, cicatrizzate, linfa vitale per la rigenerazione. Così come avviene nell’arte giapponese del Kintsugi, attraverso la quale i ceramisti per riparare gli oggetti in ceramica utilizzano l’oro per saldare i frammenti rendendoli ancor più preziosi. Evidenziando le fratture stesse, la fragilità diventa punto di forza aurea.

Chi sono realmente i mostri che escono dal sonno della ragione?

La matrice di tutti i mostri è il poco valore che si attribuisce alla cultura, alla conoscenza. Per assurdo, in un’epoca super connessa, con infiniti strumenti di informazione, in realtà domina la disinformazione che genere la pigrizia mentale e quindi l’omologazione. L’individuo contemporaneo è così costantemente ipnotizzato dall’uso dei social da dimenticare la propria realtà, la propria storia. La mancanza di sogni e di ideali determina una mancanza di prospettiva. Il risultato è uno stato di torpore generale che impedisce qualsiasi tipo di evoluzione individuale e collettiva.

Come vive il suo lavoro da scultrice?

Avendo trovato il mio linguaggio, la scultura mi rende libera. La scultura per me è vitale, l’unico modo per esprimere realmente il mio mondo, senza filtri. Ciò non toglie che non sia faticoso sia dal punto di vista intellettuale, fisico ed economico.

La scintilla che dà origine all’inizio di un lavoro può scaturire da un evento storico collettivo o dal mio vissuto. Inizio a ricercare nell’arte, nella filosofia, nella letteratura, nel cinema, e nella musica, praticamente ovunque, tutto ciò che può aiutarmi a strutturare l’ideale che ho già nella mia mente. Conclusa la sintesi di questa prima fase, comincio a dare corpo alle mie bambine attraverso le mie tecniche personali, i materiali e infine il fuoco.

Quali sono i pensieri che ha prima di cominciare a mettersi al lavoro?

In realtà io penso costantemente al mio lavoro. La scultura è la mia vita. Certamente i pensieri variano a seconda della particolare fase della lavorazione che sto affrontando. Quando studio e disegno sono meno adrenalinica rispetto a quando lavoro con le mani. Per realizzare opere di grandi dimensioni è necessario notevole sforzo fisico, attenzione, lucidità e disciplina per evitare sgradevoli incidenti.

Gli stati d’animo quanto condizionano le sue opere?

Le mie sculture sono l’espressione materica dei miei stati d’animo generati da eventi storico sociali o personali. Sono fotografie del mio interiore… attraverso le quali, ovviamente una volta terminate, riesco a capire ancora meglio me stessa, quello che ho vissuto e poi, grazie a loro, ho esorcizzato e quindi lasciato andare.

Lei rappresenta, attraverso le sue opere e attraverso la descrizione della storica dell’arte Greta Alberta Tirloni, una donna contemporanea che attraverso la scultura racconta la società attuale. Si ritrova in questa descrizione?

La storica dell’arte Greta Alberta Tirloni è riuscita a comprendere l’essenza del mio mondo. Vivendo con passione il mio tempo non posso non esserne condizionata. Così come sono naturalmente influenzata dalla storia dell’arte che appartiene al DNA dell’Italia. È chiaro quindi che nelle mie sculture in chiave contemporanea possiamo individuare richiami e simboli dei linguaggi artistici del passato.

Quali sono i suoi punti di riferimento nell’arte? Cosa la lascia smarrita e cosa la meraviglia dell’arte contemporanea?

Amo tantissimo l’Arte….per me riuscire ad individuare delle preferenze è arduo. Partendo dai Sumeri sino ad arrivare ai giorni nostri tendo a non escludere nulla. Non posso però negare di nutrire una venerazione totale per il Caravaggio, il Barocco e la rappresentazione della Vanitas. Il nome, che letteralmente significa vuoto, vacuità, deriva dalla frase «Vanitas Vanitatum, Omnia Vanitas» (Vanità delle Vanità, tutto è Vanità), tratta dal testo biblico dell’Ecclesiaste, a cui ricorre due volte (Ecclesiaste 1,2;12,8) ed incarna lo stesso concetto del Memento Mori. A mio avviso il senso di smarrimento, di fragilità, di transitorietà della vita, trovano, nella pittura del ‘600, la rappresentazione più sublime. L’artista diviene filosofo e, attraverso i suoi mezzi, materia, colori e pennelli, mette in scena l’unico concetto “perennemente” contemporaneo che possa esistere: la fuggevolezza della vita.

Mi lascia smarrita il sistema arte, o meglio il non sistema arte. Il promuovere l’Arte in questo Paese si riduce a garantire soltanto l’ingresso gratuito nei musei durante la prima domenica di ogni mese. Aggiungo inoltre che il mestiere dell’arte, in Italia non è riconosciuto né dalla società né dallo Stato che non tutela in alcun modo gli artisti, se non i pochi eletti a cui vengono donate somme esorbitanti. L’organizzazione e la promozione della mia arte è sempre frutto di un lavoro di squadra incredibile e meraviglioso fatto da privati e per quanto mi riguarda è stato possibile principalmente grazie al lavoro prezioso della mia agente Velia Littera, direttrice della galleria Pavart di Roma che ha creduto in me ed è al mio fianco dal 2016, una grandissima professionista e insostituibile compagna di viaggio.

Non posso non menzionare anche il sostegno di un mecenate dei giorni nostri, Alessandro Vitiello, proprietario della home Gallery di Roma e l’aiuto del mio amico e grande artista, Giovanni Trimani, un uomo dal cuore grande che mi è sempre vicino quando ho bisogno di supporto morale e tecnico. Quindi direi che la passione per l’arte, non solo da parte degli artisti ma anche di chi ci si dedica tutti i giorni, mi meraviglia e mi fa sentire grata.

Prima di dedicarsi totalmente alla scultura, lei ha lavorato nel mondo della moda e del teatro. Cosa l’ha attratta di entrambi? Cosa le hanno lasciato che riesce ad utilizzare nel suo lavoro attuale?

Ho sempre considerato la moda uno strumento fondamentale per comunicare la propria individualità rimanendo in silenzio. Amo il Teatro e quindi la potenza espressiva dei costumi in grado di tratteggiare, esaltare i caratteri dei singoli personaggi in scena.

Sia nella Moda che nel Teatro ho ricercato sempre la bellezza non decorativa, ma strutturale. Una bellezza che continuo a ricercare nelle mie sculture. Essa per me non coincide con la perfezione asettica e fredda, ma con una bellezza vibrante di pathos che ha in sé passionalità e sofferenza, semplicemente umana.

Ogni opera per l’artista che la compone, è come un figlio. Però, qual è quella a cui è particolarmente legata e perché?

È proprio così! Come ho già affermato più volte, le mie sculture sono veramente creature quasi vitali che mi danno linfa vitale una volta realizzate. Tuttavia l’opera a cui sono più legata continua ad essere Escape_20, una scultura che ora appartiene ad una collezione privata e non sarà esposta in questa mostra. La sua gestazione è durata diversi anni ed è stata, dal punto di vista emotivo, sicuramente la più ardua visto che l’avevo iniziata con mio padre, che purtroppo è venuto a mancare repentinamente, poco dopo.  Ritornare a lavorare su di lei senza di lui, per me è stato, a dir poco, lancinante.

Ho trascorso molto tempo ad osservarla, temendo che non sarei stata più in grado nemmeno di portarla a compimento, ma piangendo ho vinto sulla paura e sul dolore ed Escape_20 è per me la scultura più importante ed alla quale sono più legata in assoluto. Ancora oggi quando la vedo, non riesco a non commuovermi.

Ci sono anche due sculture, delle nuove che presento in questa personale, Pax_22 (che dà il titolo alla mostra) e CorMatris_22 importantissimi traguardi della mia ricerca artistica. Pax_22, nello specifico, incarna perfettamente la mia idea di miracolo laico e vorrei diventasse un simbolo collettivo di equilibrio interiore e pace diffusa.

Grazie e in bocca al lupo per la mostra!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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