Addio a Giorgio Faletti
Il 4 luglio del 2014 sarà ricordato anche per la perdita di un grande artista italiano: Giorgio Faletti. L’artista italiano è morto a Torino, all’ospedale delle Molinette, dopo una lunga malattia che ha avuto la meglio sulla tenacia e il coraggio di Faletti. Il suo ultimo messaggio in rete è stato per scusarsi dell’avvenuta cancellazione del suo pur breve tour organizzato per quest’anno: “Cari amici, purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo. Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore. Giorgio”.
I funerali saranno celebrati ad Asti l’8 luglio, la città che lo ha visto nascere nel 1950.
Un artista tutto tondo, un uomo che ha saputo esprimere la sua personalità, la sua umanità, il suo estro, in più forme artistiche. In molti lo ricorderanno agli inizi della carriera, nella sua veste da comico, per poi passare ad attore. Tv, cinema, teatro, hanno potuto godere delle sue performance, dei suoi personaggi, che a rivederli ti ricordi sempre chi sono, quello che fanno, quello che hanno detto. Passare da comico a drammatico o semplicemente a cattivo, ve lo ricordate nel professore tremendo di “Notte prima degli esami”?
Non pago della carriera di attore, lo abbiamo visto nelle vesti di cantante, quando a Sanremo del 1994, sbaragliò pubblico e critica, presentando una canzone dai toni forti, decisi, scritta da lui stesso. Autore e cantante di una delle canzoni più significative e sociali, non solo per il periodo, ma anche per l’argomento “Signor tenente”. Si, quel “minchia signor tenente” conquistò il cuore non solo dei carabinieri, in particolare di quelli che vivevano in Sicilia, appena colpiti dalle stragi della mafia, dalla morte di Falcone e Borsellino, ma anche di tutta la gente onesta che si affidava e si affida ancora all’arma per un sentimento di protezione. La critica lo premiò assegnandogli il suo premio.
Negli occhi, di un azzurro intenso, nella sua interpretazione, qualcosa di particolare, che scaldava il cuore e regalava emozioni forti, intese. Nessuno ha mai potuto dimenticare il ritmo e le parole di quella canzone.
Sì, le parole, quelle che Faletti ha continuato ad usare sempre. Così lo abbiamo scoperto anche stupendo, intrepido scrittore. Ho divorato in meno di tre giorni (lavoravo e studiavo!) il suo “Niente di vero tranne gli occhi”, il primo libro di Giorgio Faletti che ho letto, quasi per scommessa, non credendo che un uomo tanto preso da tv e cinema, potesse scrivere un thriller così coinvolgente, più che bello. Lettura intensa, parole precise, che lo hanno inserito immediatamente tra i migliori autori del nostro tempo. Subito allora, amando il genere, via alla lettura di “Io uccido” il suo primo best seller e di seguito gli altri.
Come a dire, la divisa non lo ha mai abbandonato, dalla figura di comico a quella di cantante, per proseguire in quella di scrittore.
Artista che ha continuato a dare il meglio di sé anche nell’arte pittorica, riscontrando successi nel suo modo di rappresentare la realtà e allestendo mostre che ne hanno reso un valore aggiunto alla sua vita di artista.
Addio Giorgio, tenace, fiero, umano, simpatico, divertente, elogio dell’arte italiana.
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