Aria a Bologna
Non è facile per me parlare di Camere d’Aria, essendo un luogo a me molto caro… mancherà forse a queste quattro chiacchiere una certa obiettività giornalistica, anche se a mio modesto avviso non esiste davvero L’OBBIETTIVITA’, ma solo una consapevole e (auto)critica visione personale… d’altronde io non sono né giornalista né obiettivo.
Camere mi è molto cara perché è un luogo di energie, vita, incontri, progetti, programmi, laboratori…
Camere d’Aria mi è molto cara perché è un simbolo di ciò che dovrebbe essere, a mio avviso, una società se non felice almeno non triste come quella verso cui ci stiamo precipitando a varie latitudini e a varie velocità…: multietnica, multipolitica, di avanguardia e insieme tradizionale, di smart technologies e insieme di lavori manuali, di giovani e meno giovani che (s’)imparano gli uni dagli altri.
Camere d’Aria mi è molto cara perché tout se tient, le contraddizioni dialogano, si può esser di sinistra senza settarismi, il linguaggio è elastico senza essere spocchioso, ipocrita falso… di potere non c’è l’ombra e dunque neanche la voglia di ottenerlo, di passare sugli altri (che è cosa di destra e di sinistra).
Camere d’Aria mi è molto cara perché ci sono molte persone.
A Camere non incontri mai sempre le stesse persone, incontri sempre persone nuove. Anche le stesse persone che hai già incontrato a stare a Camere d’Aria cambiano, come sono cambiato io. Poiché mi ritrovo, ogni volta che ci vado, giovani e meno giovani – diciamo persone grandi per dirla alla Roberto Roversi citare – ebbene, e poiché so di avere paura del nuovo del diverso etc., ecco che a Camere cambio idea su stili di vita da me lontani mille miglia. Certo me lo impongo, ma l’atmosfera invoglia, sennò non godi le belle cose che ci sono a Camere d’Aria e di belle cose a Camere d’Aria ce ne sono un botto.
Ad esempio, ci manchi tipo da una settimana e incontri tipo Jalel che viene dal Belgio e sta a Camere per una specie di servizio volontario europeo se ho capito bene – sì Camere è inserita in una rete di strutture simili a livello europeo – e a Camere ha fatto il fonico; poi ci torni tipo la settimana successiva e incontri Ana che è argentina e si occupa di teatro a 360°; poi c’è la ciclofficina dove Efesti 2.0 come Gabriele coperti di grasso e sudore si alternano ad aggiustare le bici di tutti quelli che ne hanno bisogno: è figo davvero!
Tutto può cambiare essendo camere in cui l’aria e il vento passano di continuo senza raffreddare o inaridire, ma due “elementi” rimangono insostituibili e fissi e sono come il perno attorno cui tutto il resto ruota e cioè Silvia e Lydia.
Ma a questo punto, dopo aver dato la stura al mio romanticismo, facciamo un piccolo rewind e ricominciamo dal principio e poiché parliamo di un luogo iniziamo dalla “porta”.
Sul muro di quella di Camere è scritto appunto Camere d’Aria alla maniera delle insegne delle stazioni ferroviarie… e qui viene fuori una caratteristica tipica di Camere cioè il continuo rimbalzo (e nutrimento reciproco) tra realtà, intenzione, anche politica se si vuole, ma mai professionistica, desiderio, sogno…: Camere, infatti, sorge proprio di fronte alla massicciata del treno: che è una cosa tipica di Bologna, sì perché siamo a Bologna, ed è anche una bella cosa essendo città di stazioni (non dimentichiamo…) e di treni che l’attraversano (Bologna è più o meno il centro ferroviario di Italia). Camere sorge appunto lungo la massicciata ferroviaria nella zona nord est della città nel quartiere San Donato-San Vitale. Bologna al di là che non è più quella di una volta (recente litania) ed è soggetta a speculazione edilizia e gentrificazione come qualsiasi altra realtà urbana italiana (ahimè… le classi digerenti cioè dirigenti italiche) rimane pur sempre città di arrivo e partenza, smistamento, scambio, accogliente ancora ma anche attraversate da vie di fuga, non a caso Lydia è austriaca d’origine e Silvia marchigiana.
A Camere la realtà non viene rifiutata combattuta blandita corteggiata ingannata… ma accolta e nel caso trasformata, così com’è Camere che non è un centro sociale ma neanche un luogo istituzionale. Camere è una Bologna in sedicesimo.
A riprova di quanto pensiamo ecco il murales di ingresso di Elena Mistrello il cui stile a me fa venire in mente Robert Crumb ma revisited ovviamente e in genere di fumetto underground, ma più happy, davvero molto bello e c’è anche un video video di Rita Maralla sulla residenza.
Nell’atrio anzi nella hall anzi nel foyer una lavagna enorme indica ciò che “si fa” in tutta la struttura.
A sinistra ci si inoltra come dicevamo nella officina di ciclo Vulcanofficina, dove si aggiustano bici, se vi serve e state a Bologna non esitate… tornando nel foyer a destra ci sono delle scale che conducono alla sala teatrale, palco, platea, la sala grande di Camere dove ci si esibisce: performance, letture, spettacoli di teatro, prosa, danza… 60 sedie, di varia forgia e fattura tutto molto naif-consapevole, tutto molto ri-uso più che smart, tutto molto ecologico tutto molto fantasioso, femminile nel senso bello pieno universale della parola… la sala… che grazie anche agli interventi di Dragan Miladinovic si è dotata di un impianto luci e audio. Qui si prova qui si fanno rassegne, l’ultima delle quali, Oltre l’ombelico, ha visto la partecipazione di autori come Dattola, Marenco, attrici come la Bernardini, attori come Panzeri col suo bellissimo spettacolo Terra Matta dai diari di Rabito contadino siciliano che attraversa tutto il 900 e poi la danza con Nicholas Grimaldi Capitello – molti gli artisti che conducono workshop (come si dice oggidì… ) e seminari, Camere ha ospitato anche Gary Brackett dei Living. Qui puntiamo l’attenzione sul teatro, ma Camere ospita performance, artisti, lavori di linguaggi più diversi. Si prova a privilegiare soprattutto gruppi off, provenienti da tutta Italia. Non a caso Camere fa del residenziale il suo punto di forza… Camere infatti può ospitare gli artisti che si esibiranno.
E proprio per valorizzare questo atout di Camere, a breve partirà un bando per ospitare comunque residenze per spettacoli originali nella drammaturgia e messa in scena, come ci ha spiegato Silvia.
Ma Camere è anche la sartoria dove Silvia prepara vestiti e insegna a cucire, in quanto, tra i suoi molteplici talenti c’è anche quello di essere costumista (diversi lavori in scena in Italia indossano suoi costumi…) … è anche falegnameria con Davide è anche… insomma è tante e tante cose: laboratori di ceramica con l’artista iraniana Shirin Afsharnejad, corsi di tango, clownerie con Theano Vavatziani, teatro di figura, fotografia con Julien l’olandese e serigrafia con Hugo etc. … e Giovanni Martucci drammaturgo e attore che quest’anno collabora con lo staff teatrale di Camere spera di poter far partire seminari con il Teatrino del Giullare ed Oscar De Summa che a Camere ha già tenuto delle lezioni. Senza dimenticare che a Camere si fa del pane e c’è un meraviglioso laboratorio di cucina guidato da Nora Rasetti.
Non a caso si chiama Camere d’Aria… il nome infatti come ha specificato Lydia parte appunto dalla camera d’aria delle bici ma non si può non pensare anche ad una casa “aperta” fatta di camere in cui passa l’aria il vento… un ricambio d’aria è davvero quello che ci vuole oggi in Italia… altrimenti rischiamo di sterilizzarci per sempre.
Se questo è il luogo è anche giusto dare “spazio” al tempo: cos’era prima di oggi Camere d’Aria? Come ci spiega Lydia in una video intervista Camere era una fabbrica di infissi dove gli operai mangiavano e dormivano. Poi l’associazione Oltre ha partecipato a un bando del Comune di Bologna per rimetterlo in sesto e renderlo utile al quartiere e alla città. Camere paga anche un affitto al Comune e la spesa per “il rusco” è notevole.
Diciamo che il rapporto con il quartiere è ancora da approfondire, ma non è semplice: a volte è più facile aprirsi con un estraneo che con un parente. Quartiere inteso come abitanti, istituzione e… vicini di casa.
Anche a Lydia abbiamo posto la domanda che abbiamo già posto ad Alessandra Merico di Estrocorti e cioè perché a Bologna non sembra esserci una scena off, meglio ancora un circuito off… Silvia a suo avviso parla di sostanziale incapacità di fare sistema, parola orribile, in pratica non c’è circuito perché… non si riesce a creare un circuito. Traduzione personale: ognuno se la canta e se la suona.
Forse per l’abbondanza di offerta artistica e culturale si potrebbe obiettare a Camere una mancanza di una linea, di uno stile riconoscibile, di una filosofia. Infatti, a lato della rassegna diciamo così principale, ogni sabato domenica e venerdì, in pratica, c’è sempre “qualcosa” a Camere: ma forse è segno dei tempi. E poi non è vero che non ce l’ha del tutto: diciamo che si privilegiano lavori originali, off, che troverebbero scarsa accoglienza altrove.
E poi, diciamocelo, è assai meritoria l’azione di Camere, visto che oggi come oggi non è affatto semplice fare teatro in Italia. Ad esempio, pur apprezzando l’offerta teatrale, non pochi sono quelli che non vengono a Camere perché “lontana dal centro”… A parte che è ormai opinabile sostenere cos’è centro e cosa non lo è in una città (in questo Bologna è città medioevale fin nelle midolla: ha la piazza maggiore, il centro con il duomo; la università più antica dell’Occidente etc…); anzi, non è improbabile che hipster e gentrificatori ci mettano gli occhi addosso a questa parte della città per ri-valutarla sul piano finanziario… cfr la vicenda dell’XM24.
Questa perifericità di Camere dovrebbe essere un plus e non un minus… e poi se uno è interessato alza il “sederino dalla sedia e va: forse è venuto il momento di smetterla di blandire coccolare lo spettatore.
Un altro aspetto diciamo così critico che mi permetto di evidenziare è anche la scarsa valorizzazione che quelli di Camere rispetto alle cose che fanno quelli di Camere, chiamiamola autovalorizzazione, diciamo che non se la tirano abbastanza.
Ma forse è nello spirito dell’aria del vento quello di passare sconvolgere accarezzare rinfrescare riscaldare senza voler nulla in cambio… nella natura di spiriti liberi.
Come Silvia, Lydia e le altre e gli altri di Camere.
Viento, Pino Daniele
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