Il rapporto generazionale in Selfie di famiglia
Un film che matura nel tempo
Selfie di famiglia è un film francese, di Lisa Azuelos, con Sandrine Kimberain (Heloise, la mamma) e Thaìs Alessandrin (Jade, la figlia). Nel cast troviamo anche Victor Belmondo, nipote del famosissimo Jean-Paul.
La storia ha una dimensione autobiografica, poiché parte dall’idea della regista Azuelos, di filmare tutti i momenti della figlia, per conservare dei ricordi, quando, un giorno, lei andrà via da casa.
E infatti, nel film, la protagonista, Eloise, madre single di tre figli, è alle prese con la futura partenza della figlia più piccola, l’ultima rimasta in casa, per l’università del Canada. Siamo in Francia, probabilmente a Parigi, e, il Canada è parecchio lontano.
In questo modo nasce la mania della mamma di filmare tutto, ossessione che esaspera, ma, al tempo stesso, piace alla figlia in procinto di partire e lasciare la casa e le persone che sono state con lei fino a quel momento.
Jade, nonostante la sua decisione di partire, soffre ed ha paura di quello che dovrà affrontare e si riscopre, in questo modo, a provare alcuni sentimenti simili a quelli di sua madre.
Sulla scena momenti attuali si mescolano a ricordi dei figli da piccoli, in un susseguirsi di adesso e prima: le diverse esigenze, le diverse richieste. Si evidenzia lo scambio di vedute da piccoli e da grandi, con l’obbligo di cambiare prospettiva. Attorno a loro, la Francia, con la sua attività frenetica, le sue potenzialità e la sua stravaganza.
Un quadro familiare tenero e dinamico, uno spaccato di vita domestico, comune a molti, che permette un’immedesimazione tra la mamma e la figlia.
La regista ha saputo far emergere la parte migliore dalle attrici principali, e dagli altri interpreti, sviluppando la parte emotiva della storia. Pur essendo un film, si nota un feeling, una relazione intensa tra gli attori. Relazione che arriva allo spettatore e in particolare, ai ragazzi, quelli che cominciano ad affacciarsi alla vita, con, magari, l’idea di un bel viaggio. Questi ultimi, infatti, possano facilmente rispecchiarsi in Jade, e come lei, dar spazio anche ai sentimenti che a volte sono difficili da esternare.
Diverso potrebbe essere il punto di vista delle mamme. L’atmosfera e la cultura francese sono differenti da quelle italiane: una libertà più sentita, più abitudine ad andare all’estero, o comunque ad “uscire di casa”. Un modo di approcciarsi diverso tra pari e tra genitori e figli. Più dialogo tra generazioni.
Diversità che potrebbero creare un feeling con la regista, che porta a mettersi in discussione, facendo riflettere o, al contrario ponendosi in maniera negativa verso il film stesso.
Una soluzione potrebbe essere quella di provare a superare i pregiudizi tipicamente italiani, trasformando il modo di approccio tra genitori e figli, come punto da cui partire per un dialogo generazionale. Un film che matura nel tempo, non immediato. Va decantato.
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