Omaggio a Giuseppe Fava

Al Teatro Lo Spazio il testo Pupa e Orlando

Marco Aiello e Claudio Pomponi ricordano con Pupa e Orlando, al Teatro Lo Spazio di Roma, la figura di Giuseppe Fava, drammaturgo ma in primis giornalista che si occupò di mafia e dalla quale venne ucciso il 5 gennaio del 1984 dinanzi al suo teatro, con il penultimo testo scritto dal drammaturgo.

Fava, indagatore della vita degli ultimi, delle dinamiche mafiose e della miseria che accompagna l’uomo, scrisse questo testo per meglio rappresentare la società con la quale si confrontava ogni giorno e lo fece raccontando la storia di Pupa e Orlando, lei prostituta e martire della vita che faceva, lui ladro e pappone. Entrambi alla ricerca di un riscatto, di una svolta che avrebbe cambiato le loro vite.

Quello che viene rappresentato è un testo forte, fortemente e volutamente fisico che racconta di abusi, di violenza, ma anche di amore, malato e deterrente di un riscatto che non può essere morale ma solo economico. Basta pensare ai primissimi momenti dello stesso, dove viene mostrata una violenza dura contro Pupa. I protagonisti sembrano rincorrere l’evento che possa farli uscire dalla spirale di miseria e sottomissione che vivono per strada e dalla quale non riescono a staccarsi. Eppure quel riscatto non può essere questione di opportunità, quanto di mentalità, di coraggio e di occasione, se vuole essere qualcosa che vada al di là del semplice ritorno economico.

Il lavoro fatto da Pomponi e Aiello è quello di trasportare i due protagonisti nella vita di strada di periferia, tra i vicoli che sono quelli pasoliniani, dove i due parlano siciliano e si muovono in quella che rappresenta la vita dei vicoli delle periferie, che sono periferie delle città italiane e del mondo. Il tutto senza dimenticare ciò per cui lo stesso Fava ha lottato fino all’ultimo, la mafia. Inoltre sul palco è stata fatta la scelta di travestire Pupa in un corpo maschile, provando a riportare il testo degli anni Ottanta, in un ambiente molto più attuale.

Sul palco Pupa è interpretata da Claudio Pomponi che si muove su un paio di tacchi alti con la naturalezza di una donna navigata. Il suo travestimento è adeguato al personaggio e la sua interpretazione molto buona, poiché ci restituisce la realtà di una prostituta. Aiello, nel suo ruolo di Orlando, riesce ad esprimere la violenza, senza per questo portarla agli eccessi. È uno spettacolo molto fisico e determinato ad esprimere un dolore sordo, quello che non è percepibile immediatamente. Sul palco un altro personaggio ha attratto l’attenzione: sull’appendiabiti, infatti, è ben visibile una maschera che sembra quasi essere viva e parlare, animare, anch’essa lo spettacolo.

È una visione di Fava, quella messa in scena, in cui l’autore non ha mai spesso di lottare per opporsi al potere mafioso e per ridare dignità alla sua terra e ai suoi abitanti, che qui si disperdono all’intera Italia, ormai terra dove lui stesso, insieme ad altri, come il Pasolini, avrebbe compreso la verità, così evidente.

I due attori omaggiano in questo modo, Giuseppe Fava a 40 anni dalla scomparsa, un ricordo che ha visto opporsi lo scrittore e giornalista, caparbiamente, contro un sistema che provava a nascondere la verità ai più, anche se questa, sempre come pensava anche il Pasolini, era evidente e ben visibile a chi trovava il coraggio di riflettere.

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Sissi Corrado

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