Sipari, una mostra in teatro

Daniela Campogrande Scognamillo ci racconta della mostra Sipari

È partita il 26 gennaio 2023 a Bologna la mostra Sipari, con le opere di Sandra Zeugna e Fabio Iemmi, presso il Teatro Arena del Sole. La curatrice è Daniela Campogrande Scognamillo e la stessa è in collaborazione con Campogrande Concept. Ne abbiamo parlato con la curatrice della mostra, per carpirne i segreti, le dinamiche dell’incrocio tra mostra e teatro e molto altro.

Il 26 è partita la mostra Sipari all’interno del teatro Arena del Sole, in occasione di Artefiera durante le giornate di Art City Bologna 2023. Cosa rappresenta per Bologna questa manifestazione? E per il Teatro Arena del Sole?

Artefiera rappresenta per Bologna un momento di coinvolgimento di energie di varie realtà che esprimono tutto quello che può essere il mondo dell’arte. Coinvolge gallerie, musei privati, gli stessi curatori, critici e artisti. È un momento in cui la città dà un segnale forte mostrando un cuore che pulsa e che vuole trasmettere questa energia creativa in varie forme. Artefiera è un appuntamento molto importante per la città. È una fiera che nasce, cresce e che torna ad essere importante con il ritorno degli espositori stranieri e un maggior flusso di collezionisti. Per noi il 2023 è l’anno che rappresenta il ricominciare secondo quelle che erano le tempistiche, la calendarizzazione degli anni pre-covid. Lo stesso è per il Teatro Arena del Sole. La serata dell’inaugurazione è stata veramente emozionante. Tutti insieme, infatti, abbiamo vissuto in una bellissima atmosfera.

Nella mostra i dipinti di due artisti: Sandra Zeugna e Fabio Iemmi, cosa li accomuna e cosa li contraddistingue?

Diciamo subito che Campogrande Concept è una realtà che ha aperto la propria dimora storica, Palazzo Pepoli Campogrande, 10 anni fa e che ha abituato il proprio pubblico a un concetto di contaminazione, di dialogo, di contemporaneo con l’antico. Il nostro palazzo è del 1653 e per questo contrapporre varie forme artistiche, dalla pop art al raffigurativo, comunque contemporaneo, è sempre stato nelle nostre corde. Inoltre ha viaggiato, nel corso di questi anni, cercando di far scoprire i fatti particolari che potevano essere altre dimore storiche piuttosto che altri musei meno conosciuti.

Perché loro due e perché queste due forme artistiche comunque storiche. È perché proprio di recente, a luglio, avevamo realizzato un grossissimo lavoro a Milano, presso Torre Galfa, dove per tredici piani, abbiamo fatto dialogare proprio i due artisti, arredando questi spazi particolari. Quindi avevo già molto chiaro quanto fosse molto equilibrato e coerente questo dialogo tra i due, che hanno due espressività completamente diverse ma due anime uguali, che possono tranquillamente dialogare tra loro. Uno più materico, perché Fabio Iemmi è un artista che viene dal restauro e che prima di tutto è un restauratore. Lui viene dal Mibact quindi conosce bene la materia, sa bene cosa vuol dire ripristinare delle pareti di una chiesa. Lavora con le materie, con il minerale, con le materie prime. La sua opera storica, che ha traslato appunto dalla sua esperienza, è un’opera che va proprio vissuta da vicino perché si apprezzano i riflessi di tutto quello che lui riesce a sovrapporre ed è qualcosa di molto caldo e ipnotico.

Sandra Zeugna è un’artista informale che butta fuori tutto! Una sensibilità incredibile! È un’artista che, essendo triestina di origine, ma vive a Monfalcone, ha nei suoi occhi sempre questa laguna, questi luoghi. I suoi quadri rappresentano quello che lei sente e vede tutti i giorni. Il collegamento tra terra e cielo, che si nota nei suoi lavori, veramente tocca il cuore e arriva all’anima Questo naturalmente crea un collegamento tra i due artisti perché hanno la stessa sensibilità

Un uomo e una donna come artisti rappresentativi, è stato un caso o c’è una volontà precisa?

Diciamo che è un caso voluto. In realtà, sembra casuale ma c’è una volontà che riparte dai tempi, nel senso che mi piace contrapporre anime che sembrano all’apparenza diverse ma che poi, nell’approfondire con la presenza dell’artista e vedere man mano il percorso espositivo, si capisce che c’è un’anima unica che li unisce. Ero certa di questo risultato che evidenzia sempre di più l’uomo e la donna che diventano un corpo unico. Questo è sicuramente quello che si percepisce anche nella mostra che abbiamo installato all’interno del teatro.

L’arte moderna che sposa il più tradizionale e antico dei luoghi dello spettacolo: il teatro. Come convivono le due realtà?

Il teatro è stato da sempre un luogo di rappresentazione. Eduardo De Filippo diceva che “il teatro non è altro che il distratto sport dell’uomo di dare un senso alla vita”. Questo racchiude tutte le arti, com’è stato ai tempi dei Greci, dei romani, come lo è oggi. Diciamo che forse gli abbiamo ridato la centralità per cui era nato. Il Teatro l’Arena del Sole è un luogo magico per quello che la storia di questo teatro rappresenta e per come è stato ristrutturato. Questi tre piani di foyer, che fanno molto newyorkese, sono un qualcosa che spacca l’anima perché, se si osserva i volti dei visitatori che guardano verso l’alto, rimangono tutti folgorati da questa improvvisa presenza dell’arte che quindi accende tutti i piani e che li fa riempire di tutto quello che può colpire ogni forma di espressione artistica, che riempie le varie pareti, è una sequenza di emotività molto forti. Il concetto del sipario che doveva essere qualcosa che veniva utilizzato negli intervalli e che serviva, al tempo stesso, per svelare una cosa bella. Noi abbiamo svelato quello che è il luogo dove si uniscono vari tipi di espressioni artistiche. L’abbiamo anche rappresentato perché, tra le varie opere, c’è un’opera tessile realizzata da Fabio Iemmi, grande ricercatore, che non si ferma mai. Dalla parte del quadro, del materico su tela, è riuscito ad estrapolare alcuni codici dei suoi quadri e riportarli su delle lavorazioni che ricordano un po’ o vecchi arazzi. Ritroviamo le sue opere anche su un lungo arazzo che è stato tirato giù dal terzo piano e arriva a terra, fino a fare da sipario su un’opera di Sandra Zegna. Tutto questo unisce i due artisti, unisce il concetto di teatro, la teatralità, cioè l’installazione, il momento di attenzione, di follia: tutto questo è teatro.

Questo è solo l’inizio di un percorso. L’abbiamo contaminato anche con oggetti di design perché, naturalmente, l’obiettivo di Campogrande Concept è farlo diventare, nel corso di tutto il 2023, un salotto dove ritrovarsi, dove ci saranno tutte le varie forme artistiche. Questo è l’inizio. In alcuni piani ci sono anche delle installazioni di design di aziende che cominceranno ad arredare i piani con degli oggetti particolari. Ci sono dei mobili che rappresentano i portici di Bologna, ci sono dei tavoli fatti in alluminio in modo insolito, realizzati dal design Pietro Travaglini. È un qualcosa che crescerà nel tempo sempre di più.

Prima di lasciarci, qual è l’augurio che fa alla mostra e all’arte in generale?

Come curatrice, ma soprattutto appassionata d’arte, perché io vengo dalla moda e mi sono affacciata all’arte e l’ho contaminata prima sulla moda e poi dopo, pian piano, sono arrivata ad apprezzarla fino ad ospitarla a palazzo, per poi andare oltre. Quello che faccio come augurio a tutti è di recuperare un po’ di spiritualità. Questo è quello che sta mancando.

Corriamo, tutti abbiamo la tecnologia che ci riempie di informazioni. Questo fermarsi davanti a un’opera, a lasciarsi andare un pomeriggio per vedere una mostra, è un modo per recuperare un po’ di riflessioni con se stessi. Ascoltare un artista o apprezzare un quadro da solo, vuol dire fermarsi per un attimo nel silenzio e mettersi in dialogo con quello che l’artista vuole trasmettere. Questo per me è il messaggio più importante: fruire bellezza dando la possibilità al visitatore di creare un momento di riflessione per se stesso. Abbiamo bisogno di arte, abbiamo bisogno che l’arte veicoli quanto più è possibile, in tutte le sue forme, ovunque perché abbiamo bisogno di recuperare momenti per noi di riflessione. Quindi io mi auguro che l’arte sia come la parte spirituale, la medicina per il 2023, per tutto quello che sta succedendo, per tutto quello che è sotto gli occhi di tutti, per tutto quello che ci stiamo abituando ad ascoltare in televisione, sul web, sui telefonini. Noi abbiamo bisogno di quei momenti di raccoglimento. Io mi auguro che sia il portavoce di questo nuovo percorso di spiritualità.

Grazie per essere stata con noi e in bocca al lupo per il suo lavoro!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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