Al Teatro Brancaccino in scena Pirandello

In scena al Teatro Brancaccino di Roma, il debutto nazionale di Giorgio Colangeli ne “L’uomo, la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello. Per il centenario della prima rappresentazione pirandelliana Giancarlo Nicoletti dirige un classico, rileggendolo e portando in scena, insieme a Colangeli, Filippo Gili, Valentina Perrella, Cristina Todaro, Alessandro Giova, Diego Rifici, Alessandro Solombrino, e il giovanissimo Francesco Petit-Bon.

Un lavoro che vede una rilettura contemporanea di un classico, fra i più rappresentati di Luigi Pirandello che analizza, in modo attento, il rapporto tra uomo e donna. Il professor Paolino, insegnante privato, ha una tresca amorosa con la signora Perella, moglie di un capitano di mare, che trascura la moglie per un’altra donna che vive a Napoli. Lei, che vede il marito pochissimi giorni all’anno e che non ha rapporti con lui da molto tempo, è incinta. Per salvare la sua donna e anche se stesso, Paolino si impegna a gettare la sua amante fra le braccia del marito, cercando ogni espediente, poiché l’uomo, in visita alla moglie, resterà con lei solo una notte.

Un testo che si presta a un’osservazione attenta e una rilettura snellita da parte del regista, che trasforma un testo di tre atti, in due e alimenta la farsa che interpretano i protagonisti.

In scena un istrionico Colangeli, che, con esperienza e maestria cavalca le tavole del palco riempiendolo con la sua presenza e maestria. Sembra assolutamente ispirato dal testo, dalla regia e dalla storia, tanto da indossare in modo disinvolto i panni del professore, sbalordendo anche per l’agilità fisica. Il suo balzo sul tavolo è l’espressione decisa di un gioco delle parti che l’attore sente assolutamente suo. Da applausi anche la battuta che esplode quando Gili esce dalla parte sbagliata! Sarà stata una dimenticanza? Oppure solo un’uscita sbadata? Non importa, ma con i ritmi della scena e la tenuta delle battute, è un’esplosione più che apprezzabile.

Accanto a Colangeli, Valentina Perrella, che a star distratti, la si chiamerebbe come il personaggio che interpreta, la signora Perella, non solo per una quasi omonimia, ma anche per l’interpretazione. Attenta, precisa. Guardandola si sente l’ansia della donna, la paura, la tensione per quello che potrebbe accadere, per ciò che potrebbe dire la gente. Un senso di inadeguatezza, nonostante non sia dalla parte del torto. Si percepisce la solitudine, l’amore che prova nei confronti del marito e la paura di perderlo per qualcuno che lo ha sostituito solo per un aspetto. L’espressione del suo volto è un’aggiunta alla sua arte.

La parte del marito infedele è affidata a Filippo Gili, che non perde occasione di presenziare in scena con la convinzione di essere l’uomo senza obblighi, ma libero di scegliere. Prepotente, irriverente, maschilista. Deciso nel rifiutare le pressanti avance della moglie, severo con suo figlio che cerca in ogni modo la sua attenzione. Distratto? Nel momento in cui esce dalla parte sbagliata e Colangeli esclama “dopo un mese di prove!”

Cristina Todaro si distingue nei ruoli delle due cameriere, mentre il giovanissimo Francesco Petit-Bon è un giovane che affronta con impeccabile sfrontatezza un palco impegnativo, affiancando grandi artisti.

La scenografia imponente, non ricchissima, ma adatta a trasformarsi con pochi ritocchi, in due appartamenti diversi, si adatta alla scena e al momento.

Per questo centenario “L’uomo, la bestia e la virtù” per la regia di Giancarlo Nicoletti, è uno spettacolo da non perdere e da seguire attentamente.

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Sissi Corrado

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