Intervista al regista Francesco Chiatante per il documentario Animeland

Foto Ufficio Stampa

Sta girando nei Festival di genere, quelli dedicati ai Manga, ai Cosplay, o meglio, alle Anime giapponesi, ANIMELAND – RACCONTI TRA MANGA, ANIME E COSPLAY il film documentario del giovane regista italiano Francesco Chiatante, non disdegnando nemmeno apparizioni a festival di altro genere, come il Roma Fiction Fest, riscuotendo sempre maggiori attenzioni dal pubblico. Dopo aver visto il documentario, che racchiude una serie d’interviste a personaggi del mondo dello spettacolo italiano e ad addetti ai lavori giapponesi, abbiamo rivolto alcune domande a Chiatante per comprendere meglio l’interesse che lo stesso e il mondo manga hanno suscitato.

Perché un documentario sui cartoni animati giapponesi?

Perché era arrivato il momento per fare il punto della situazione su manga, anime e cosplay in Italia in un unico film con dentro i più importanti nomi nostrani e non (tra personaggi ed esperti). Questo non solo per la mia generazione ma anche per quelle precedenti (e, tra queste, moltissimi genitori che all’epoca vietarono di guardare i cartoni animati giapponesi ai propri figli) e, probabilmente, ancor più per i giovani di oggi (che non sanno come sono arrivati manga, anime e cosplay in Italia!)!

Cosa ha spinto, secondo lei, i ragazzi a seguire intensamente i cartoni animati giapponesi?

Rispetto alle serie a cartoni animati che erano andate in TV fino a quel momento, l’unione di: nuove e movimentate storie (spesso con trame più “adulte”, anche se con protagonisti ragazzi, coetanei degli spettatori), intrecci narrativi con maggiori sviluppi, profonde psicologie dei personaggi, disegni più intriganti e con colori più accesi, regie più dinamiche (in molti casi, nonostante il gran limite del numero di disegni si ha la sensazione di vedere quasi dei veri e propri film d’animazione, almeno stando a movimenti di macchina e cambi d’inquadrature) e musiche più ritmate o in altri casi di grande atmosfera (anche con brani rock, pop, jazz e funk, precedentemente meno indirizzati al pubblico giovane)!

Che differenza nota tra i cartoni giapponesi e quelli disneyani?

Un po’ quello che dicevo poco fa. Solo che, di norma, si tende ad affiancare e confrontare i prodotti animati cinematografici disneyani a quelli animati seriali giapponesi. Cosa sbagliatissima! E’ noto che la Disney ha, da sempre, prodotto lungometraggi d’animazione con qualità tecniche e artistiche straordinarie, ma se parliamo delle loro serie TV animate non possiamo di certo dire lo stesso.

La cosa incredibile delle serie a cartoni animati giapponesi è che, nonostante i costi decisamente bassi rispetto a quelli disneyani, al numero di disegni nettamente inferiore e ai tempi di lavoro molto più stretti riuscissero ad ottenere prodotti (parlo sempre di serie TV) nettamente superiori  a quelli Disney da tantissimi punti di vista.

Poi il discorso si amplia ma per semplificarlo e schematizzarlo, in linea generale, andrebbero sempre confrontati prodotti per cinema (lungometraggi), come anche serie TV e special vari sempre tra loro e, tutto questo, tenendo sempre presente periodi ed anni di produzione degli stessi.

I bambini erano attratti dalla malinconia, non si spaventavano della tristezza e delle difficoltà che i personaggi dei cartoni vivevano, si è chiesto il perché?

Di norma, i bambini, a differenza di noi adulti, pur facendosi tante, tantissime domante, accettano cose che noi adulti cerchiamo di allontanare, non pensare o addirittura rifiutare. Se dici ad un bambino che una domanda non ha risposta, ti chiederà il “perché”. Quando gli risponderai “perché non c’è” l’accetterà per buona e finirà lì. Siamo noi adulti che pensiamo che tristezza e difficoltà possano nuocere ai bambini. In realtà è solo imparando ad affrontare e superare tristezze e difficoltà della vita che si possono poi trovare soddisfazioni, vittorie, crescita, felicità e quant’altro.

Talvolta ho pensato che certe cose si capiscano più da bambini che da adulti.

Il “sogno ideale” sarebbe quello di conservare il meglio di ogni età, avanzando nella vita e in questo, tra le altre cose, i cartoni animati giapponesi sono sempre stati una grande fonte d’ispirazione non solo per me.

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I robot hanno fatto la storia dei cartoni, insieme alla narrazione di eroi ed eroine, poi si è passati allo sport, da cosa dipendono questi cambiamenti così forti?

Quasi tutti gli anime giapponesi venivano tratti da manga di successo. Inoltre, almeno negli anni ’70 e ’80 c’era l’intenzione di creare un ricambio continuo di storie e personaggi (anche per permettere ai vari studi, staff tecnici e artistici di lavorare a progetti diversi e mantenere un buon livello qualitativo).

Per scoprire cosa muoveva realmente questi cambiamenti così forti toccherebbe fare un’accurata indagine contattando direttamente i responsabili delle principali case editrici giapponesi di manga degli anni ’70 e ’80 e i loro autori (ideatori, sceneggiatori e mangaka).

Probabilmente, com’è successo spesso nella storia ci sarà stata anche una contaminazione reciproca. Visto il successo di un manga (e a seguire dell’anime tratto), ad esempio, su un dato sport, qualcuno avrà poi pensato di fare un altro manga sullo stesso sport (e ancora un anime tratto da questo) e così via anche per altri sport.

In ANIMELAND – RACCONTI TRA MANGA, ANIME E COSPLAY ho intervistato Yoichi Takahashi, il mangaka di HOLLY E BENJI – CAPTAIN TSUBASA, e lui, da grande amante del calcio (sport all’epoca, della prima pubblicazione del manga, quasi sconosciuto in Giappone) voleva contribuire alla diffusione di questo sport e, per sua stessa ammissione, c’è riuscito!

Cosa ha affascinato maggiormente i fan, secondo lei, dei cartoni giapponesi?

Sempre il mix di elementi che raccontavo prima… e poi la possibilità dei ragazzi d’immedesimarsi nei giovani protagonisti delle storie che, a differenza di gatti, topi, struzzi, paperi, orsi, conigli, cani e scoiattoli, provavano emozioni umane belle e brutte (talvolta anche tragiche!), esattamente come capita a chiunque nella realtà, anche in tenera età.

Quanta importanza hanno avuto le colonne sonore e le sigle?

Io sono da sempre un amante di colonne sonore di prodotti animati (e non solo), di sigle TV italiane, americane e giapponesi e credo che ci siano colonne sonore e sigle di cartoni animati che hanno segnato l’immaginario e la memoria di tantissimi ragazzi, basti pensare a HEIDI, GOLDRAKE, JEEG ROBOT, BIA E LA SFIDA DELLA MAGIA, ANNA DAI CAPELLI ROSSI, PINOCCHIO PERCHE’ NO, OCCHI DI GATTO, MILA E SHIRO, L’INCANTEVOLE CREAMY, KEN IL GUERRIERO e tantissime altre!

Inoltre negli ultimi tempi inizio a pensare che, in tantissimi casi, probabilmente, da ragazzini certe serie animate (di solito quelle meno attraenti), a stento le guardassimo davvero ma sapevamo a memoria le sigle; così, a distanza di anni, abbiamo la percezione di averli guardati tutti (nessuno escluso)… ma inizio a sospettare che forse non fosse possibile vederli davvero tutti-tutti-tutti!

Cosa è cambiato nel mondo dei manga oggi?

Oggi i manga sono un’infinità. Quando giro per l’Italia e faccio tappa nelle più grosse fumetterie della nazione anche parlando coi principali venditori di manga concordiamo che oramai è quasi impossibile star dietro a tutte le pubblicazioni manga che arrivano da noi (cosa che, per esempio io, facevo abitualmente fino ai primi anni 2000).

Tra l’altro, essendo così tanto il materiale pubblicato, non tutto quello che arriva è sempre degno di nota.

D’altra parte questo allargamento del mercato permette anche, in mezzo alle tante cose, di far arrivare a noi manga d’autore (anche storici) che un tempo sarebbe stato inconcepibile per qualsiasi casa editrice portare in Italia e di questo, personalmente, sono felicissimo!

Il passo dal cartone animato al film cinematografico non è stato semplicissimo, ma ora i film di Miyazaki si vedono nelle sale, un capolavoro del cinema animato giapponese, ma resta l’unico concorrente della Disney, perché?

Beh, i lungometraggi animati giapponesi esistono da prima delle opere miyazakiane (il primo lungometraggio animato giapponese a colori risale al 1958 e s’intitola HAKUJADEN – LA LEGGENDA DEL SERPENTE BIANCO) ma in Italia iniziarono ad arrivare, anche nei cinema, negli anni ’70, in parallelo alle serie animate che arrivarono sul piccolo schermo!

Ovviamente con Hayao Miyazaki abbiamo avuto un’affermazione planetaria di livello artistico visto che un film come LA CITTA’ INCANTATA ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino e poi l’Oscar… e ancora lo stesso Miyazaki, il veneziano Leone d’Oro alla Carriera e più recentemente l’Oscar alla Carriera!

A lui, tra gli altri meriti, si deve indubbiamente l’aver permesso a tantissime persone (e tra questi anche tanti critici e giornalisti) che raramente avrebbero guardato prodotti animati giapponesi (sia serie che film) di puntare un faro anche sulle produzioni animate del Sol Levante e, diciamo, “sdoganarle” anche da un punto di vista artistico!

Sulla “concorrenza” Disney-Miyazaki (o Studio Ghibli) anche se è una “gara” che di tanto in tanto viene pensata da più persone, io sinceramente non l’ho mai vista così.

La Disney-Pixar lavora su propri film animati con mezzi straordinari e budget solitamente molto grossi. Lo Studio Ghibli invece produce molti meno prodotti, più artigianali e liberi dalle tipiche logiche di mercato ed ha sempre lavorato con staff relativamente ristretti (in certi casi coinvolgendo anche altri studi d’animazione, rigorosamente selezionati, e produzioni anche esterne!).

E poi Hayao Miyazaki è notoriamente un caro amico di John Lasseter, direttore creativo della Pixar e dei Walt Disney Studios…e TOTORO, noto personaggio miyazakiano, appare anche tra i personaggi (i pupazzi) del film animato TOY STORY 3 – LA GRANDE FUGA!

I cartoni animati giapponesi portano con loro un insieme di gadget, che non sono solo i manga, ma anche oggetti che si rivendono spesso alle varie edizioni dei Comics, quanto pesa il business in quest’ambiente?

Tanto! Indubbiamente. Oramai moltissime serie sono concepite partendo dai gadget. Sembrerà assurdo ma in tantissimi casi si parte dagli oggetti da vendere (al pubblico giovane) e poi si creano personaggi, storia e tutto il resto.

Ci sono fiere del fumetto in cui si possono trovare più stand di gadget che fumetti…incredibile ma è così!

Il Cosplay permette ai giovani di entrare nei panni di un personaggio manga. Che cosa spinge i giovani a mettere da parte la propria personalità in funzione di altri? È una nuova versione di attore?

Il termine “Cosplay” viene dall’unione di “Costume” e “Play”. “Play” sta sia per “giocare” che per “recitare”, esattamente come fanno gli attori.

Mettono “da parte” la loro personalità per realizzare un sogno di bambino che hanno sempre avuto: diventare nell’aspetto, nei modi, nelle movenze, nelle battute e nel carattere il loro personaggio preferito di ieri o di oggi!

E’ una bellissima attività! Chi non ha mai sognato, fosse pure una sola volta nella vita, di essere per un giorno il suo personaggio dei fumetti, dei comics, dei manga…ma anche dei cartoni animati, dei cinema, dei videogames o del web preferito?

Il suo prossimo progetto?

Sto lavorando su diverse cose ultimamente ma non so ancora quale vedrà la luce per prima, battendo sul tempo tutte le altre…staremo a vedere!

Grazie per le risposte e buon lavoro!

Grazie a voi e con ANIMELAND – RACCONTI TRA MANGA, ANIME E COSPLAY ci vediamo a gennaio a Firenze Comics (19/22 Gennaio 2017)!!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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