“Jewels” di Balanchine al Teatro alla Scala di Milano

L’incantevole trittico del coreografo russo torna alla Scala dopo otto anni
Jewels, balletto ideato dal coreografo e ballerino russo Georgij Melitonovič Balančivadze, noto come George Balanchine, debutta a New York nel 1967 e riscuote un grande successo non solo tra il pubblico statunitense ma in tutto il mondo, tanto da diventare un classico del balletto. Il Teatro alla Scala di Milano, che aveva già visto Balanchine esibirsi sul suo palco come ballerino, lo ripropone nel tempo in numerosi allestimenti. Oggi di nuovo in scena dopo otto anni di assenza dalla stagione scaligera.
Una lunga pièce divisa in tre atti, ognuno prende nome di una pietra preziosa. L’idea di Balanchine, morto nel 1983, è di omaggiare la danza attraverso gli splendori dei gioielli, usando le musiche di Fauré in smeraldi, di Stravinskij in rubini e Čajkovskij in diamanti. Nel trittico, ognuno del quale brilla di luce particolare, Balanchine vuole inoltre trasportare a suo modo i diversi stili coreografici dei luoghi dove ha vissuto e lavorato.
Si inizia con il verde degli smeraldi che ricoprono, come le altre gemme, i costumi di scena. Un’evocazione della Francia, patria del balletto romantico, che lo vede collaborare con Ballets Russes di Sergej Djagilev. Una danza lirica, tutto molto soffice e leggiadra. Tra i ballerini di questo primo atto una bravissima Martina Arduino.
Ci sono poi i rubini, con una danza piena di energia, dinamica e forza, ad omaggiare l’America, paese in cui Balanchine si trasferì e dove co-fondò il New York City Ballet. Una solare e luminosa Virna Toppi insieme a Maia Celeste Losa e Claudio Coviello tra i ballerini di questa pièce. Durante la prima rappresentazione, a chiusura dell’esibizione sul palco insieme ai ballerini ad accogliere gli applausi fragorosi del pubblico anche lo strepitoso pianista Roberto Cominati e la scrupolosa coreografa Patricia Neary. A Neary, ambasciatrice della Balanchine trust, che ha portato i balletti del coreografo russo in più di 60 città di tutto il mondo, la scala assegna la cura de Rubies, la sezione più rappresentata al teatro scaligero. Le altre due sono curate invece da Ben Huys.

Infine, a chiudere il trittico, messo in scena seguendo scrupolosamente le coreografie di Balanchine tutelate dal trust che porta il suo nome, i diamanti. Caratterizzato da eleganza e sontuosità, vuole rievocare i fasti dei Balletti Imperiali di San Pietroburgo, città natale del coreografo. Applausi e standing ovation per la bravissima Nicoletta Manni ed il talentuoso Timofej Andrijashenko con i suoi assemblé perfetti e mozzafiato.
Luminosa e sfarzosa, nella sua semplicità anche la scenografia. La riproduzione di una grande sala da ballo dove le gemme impreziosiscono tendaggi, pendono dal grande lampadario, ma fluttuano anche sulle teste dei ballerini ad evocare uno spirito magico ed incantato.
Il balletto, che vede per la prima andata in scena l’11 marzo scorso il tutto esaurito, verrà riproposta all’interno della stagione scaligera in diverse repliche fino a fine mese.