L’amicizia femminile ne Le ragazze del centralino

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La forza delle donne risiede nella loro amicizia

Le donne “possono” essere amiche. La loro amicizia non deve per forza nascere in tenera età, ma può crescere e consolidarsi anche in età adulta, quando ognuna di loro ha un suo passato, una sua vita, un suo carattere. Ad unirle, molto spesso, sono gli ideali, la lotta per essere se stesse e per vedersi riconoscere i propri diritti, per aiutare gli altri più di loro stesse. L’amicizia tra loro può non mollare la presa nemmeno in situazioni davvero impossibili da superare, ma si rafforza e porta avanti un lavoro di unicità, come lo è il vero sentimento dell’amicizia.

Le ragazze del centralino, produzione spagnola di Netflix, rappresentano proprio questo. È la prima serie spagnola ad essere ideata, prodotta e rilasciata dalla piattaforma Netflix nel 2017.

Spartiacque per i telefilm spagnoli, non sempre amati, che faticano ad uscire spesso dalla linea di soap e telenovelas, genere molto legato alle versioni sud americane, con questo prodotto la linea iberica ne esce vincente. Argomento della serie è il legame di amicizia che nasce tra quattro ragazze che lavorano come centraliniste all’interno Compagnia dei Telefoni di Madrid. Quattro caratteri diversi, quattro vite differenti, quattro estrazioni ben lontane le une dalle altre, quattro scelte di vita che, nel momento in cui si incontrano, per caso, si uniscono in un silenzioso patto fra donne.

Ci troviamo nella Spagna tra gli anni Venti e Trenta, in una situazione socio politica intrisa di lotta femminista e le quattro donne abbracciano totalmente l’impegno di cambiare la situazione femminile, di cambiare la concezione che si ha delle differenze. Temi centrali del telefilm sono le donne, il loro diritto al lavoro, ad essere se stesse, ad essere libere, l’omosessualità, la violenza. Il tutto narrato senza eccessi, senza entrare in determinate tematiche politiche e sociali e per questo alcune recensioni non hanno amato la serie. Si sa, la Spagna è ben lontana dalla “non partecipazione” alle scelte liberali e alla conquista di diritti.

Per gli autori, invece, la scelta è stata diversa, questa linea è stata seguita appositamente dalla storia, perché la volontà è quella di narrare la vita di Lidia, Angeles, Carlota, Marga mentre crescono, prendono consapevolezza della loro forza, del loro essere donne e combattenti, della loro amicizia, in un ambiente che, date le vicende storiche, il periodo, le guerre, deve mutare necessariamente per accettare diversità, libertà, sostegno.

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Lidia, interpretata da Blanca Suárez e doppiata da Ilaria Latini, è una ladra, resa tale dalle difficoltà della vita. Lo fa per sopravvivere e per questo è minacciata da un uomo della polizia che la costringe ad entrare nella Compagnia dei telefoni per rubare dei soldi.

Angeles, interpretata da Maggie Civantos e doppiata da Tiziana Avarista, è sposata a un uomo violento, ha una bambina e vuole continuare a lavorare per sentirsi libera, per restare accanto alle sue amiche nelle quali trova conforto. Per fare ciò deve andare contro il volere del marito che, difeso dalla legge, può abusare di lei mentalmente e fisicamente. Ricordiamo che in quegli anni il divorzio era inesistente e che l’omicidio di una donna da parte del marito, in presenza di un adulterio, era giustificato.

Carlota interpretata da Ana Fernández García e doppiata da Benedetta Degli Innocenti, proviene, invece da una ricca famiglia. Il padre è un generale dell’esercito molto duro, abituato ad essere obbedito. Lei invece è alla ricerca della sua libertà, della sua emancipazione e si circonda di persone che hanno pensieri liberi, che vedono e vivono la vita in modo aperto e accogliente. È lei che si riscopre aperta anche sessualmente e dovrà affrontare un mondo che continuerà a negare ogni libertà agli omosessuali.

Marga interpretata da Nadia de Santiago e doppiata da Selvaggia Quattrini, è la più timida delle quattro. Arriva da un paesino della provincia, dove è cresciuta con la nonna. È timida, poco esperta del mondo che spesso la spaventa. Stringere amicizia con Lidia, Carlota e Angeles le permetterà di crescere, di diventare forte e determinata, tanto da farsi strada anche nel mondo lavorativo appannaggio degli uomini.

Alle quattro ragazze si aggiungerà Oscar, interpretata da Ana Polvorosa doppiata da Eleonora De Angelis, responsabile delle telefoniste che si legherà a Carlota e che rappresenta l’insicurezza della propria sessualità.

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La voce narrante della storia è quella di Lidia, che racconta l’evolversi delle vicende da più sguardi e posizioni, visualizzando le emozioni e i sentimenti delle sue amiche oltre che i suoi ed è lei l’anello di congiunzione che tiene unite il gruppo, quella che le guida, in fondo lei conosce molto bene il “mondo” nel quale vivono e le difficili situazioni. Sa a chi rivolgersi nei momenti di assoluto pericolo, è lei che ha cominciato un’altra vita proprio quando ha incontrato le ragazze. In questa storia non manca l’amore e quello principale è il sentimento che unisce Lidia a Francisco, interpretato da Yon Gonzáles e doppiato da Gianfranco Miranda, un amore nato da ragazzi e perso dieci anni prima dell’inizio della storia, ma che resiste al tempo e alle vicissitudini dei protagonisti.

Sono 5 le stagioni che raccontano la storia delle ragazze del centralino. Ogni serie finisce con un colpo di scena, preludio della prossima, un colpo che sconvolge l’intera vicenda. Ciò non esime da avere colpi di scena continui all’interno della storia. Tutti i protagonisti passano da vicende che, nel corso del racconto, vengono stravolte dalle decisioni personali o dagli altri protagonisti, sia che si parli d’amore o di vendetta, di amicizia o di odio, queste emozioni non passano inosservate e non nascondono il proseguo della storia. Il legame fra le ragazze, che accresce sempre più con il proseguire della storia, non si perde nemmeno nelle vicende successive e prosegue anche quando la loro attenzione passa ai figli, come accade per la figlia di Angeles.

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L’aspetto storico delle vicende, che viene avvicinato anche alla guerra dei franchisti, resta elemento marginale delle vicende, non è, in definitiva, un telefilm storico, ma spiega scelte e difficoltà che le ragazze affrontano, come il campo di concentramento nel quale vengono rinchiuse quelle donne che sono considerate inadeguate dal nuovo regime.

Sicuramente alcuni eventi possono apparire inverosimili per il modo in cui vengono superati alcuni ostacoli, ma siamo di fronte ad una narrazione che supporta ben cinque stagioni. L’interesse delle prime stagioni cala in quelle centrali, per rinnovarsi nell’ultima. Il ritmo perde vivacità, anche se alcuni colpi di scena mantengono interessante la vicenda.

La storia è accattivante, le interpretazioni belle, grazie anche ad un più che buon doppiaggio, apprezzato come sempre non solo da noi italiani, ma anche dagli attori internazionali. I temi sono attualissimi, toccano il femminismo, la violenza, la paura psicologica della stessa, non approfondendola come qualcuno avrebbe voluto, ma ricordiamo che non è una serie dedicata prettamente a questi temi. C’è  da aggiungere che sono poche, però, le serie e le produzioni che hanno questi indirizzi.

L’animo umano viene visto per quello che appare realmente e lancia un messaggio ben preciso: nessuno è totalmente buono o cattivo, sono gli eventi, le situazioni e il nostro modo di affrontarli a porci dalla parte del bene o del male e sta sempre a noi, quando cadiamo nell’errore, perché si cade nell’errore, nessuno è perfetto, provare a rimediare, cambiare direzione e andare avanti, proponendosi di riprendere la propria strada.

La scelta musicale della serie divide palesemente in due i pareri. Anche se ambientato negli anni Venti e Trenta, le canzoni sono moderne e non sempre sono tra le più ascoltate o vendute, ma si amalgano con la serie, in una visione particolare tra “vecchio” e “nuovo”. I puristi avrebbero voluto una scelta più adeguata agli anni in cui la storia è ambientata, per la seconda fazione, invece, l’esperimento appare interessante e apprezzato, con l’ascolto di brani nuovi (io sono fra i secondi).

Il finale si racchiude in una frase: “Abbiamo cominciato insieme e finiremo insieme”, si diranno tutte unite per affrontare il loro ultimo nemico, messaggio questo, che viene contestualizzato nel fulcro della serie: la forze delle donne si racchiude nella loro amicizia, nel loro essere unite nelle lotte che le accomunano.

Una serie manifesto femminile? No, solo una serie che racconta di donne, delle loro scelte, se poi queste camminano fianco a fianco della vita sociale, delle lotte femminili, non deve meravigliare, in fondo sono tante le storie che si possono affiancare marginalmente ad eventi molto più importanti.

Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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