Luca Milesi torna in scena con La variante S
Come abbiamo affrontato o affrontiamo il periodo della Pandemia? La parola a Luca Milesi
In scena al Teatro Elettra dall’11 al 13 febbraio, “La variante S” scritto e diretto da Luca Milesi, in scena, con lo stesso autore, Maria Concetta Liotta. Uno dei temi più trattato in questo periodo è la Pandemia, il Covid-19 e le sue varianti. Ne parlo con Luca Milesi che ringrazio di essere tornato sulle nostre pagine.
Ciao, bentornato! Come ci si sente a vivere i giorni della riapertura totale. A breve dovrebbero sparire le ultime restrizioni…
Sono giornate particolari, a tinta mista. La felicità di alcuni per la luce che si intravede sempre più nitida alla fine del tunnel si misura quotidianamente con la diffidenza e la paura di altri che, per diverse ragioni, faticano ad immaginare un ritorno sereno alla normalità.
Ritorni in scena con lo spettacolo La variante S. Di cosa tratta?
Ho sempre pensato che per metabolizzare i momenti difficili della vita sia necessaria, al momento opportuno, una buona dose di ironia; a maggior ragione dopo che quei frangenti siano stati vissuti anche all’insegna di contraddizioni. Ecco, i cinquantasette giorni di sospensione del tempo compresi fra il 9 marzo e il 4 maggio del 2020, costituiranno a lungo nel tempo una gigantesca banca della memoria a disposizione di chiunque vorrà capire come talvolta il grottesco possa manifestarsi d’improvviso accanto al tragico. Ragazze e ragazzi, pensate a chi ha vissuto il Lockdown con la suocera in casa!!!
Qual è il tuo rapporto con la mascherina? E con le varianti?
Il rapporto che ho con la mascherina è identico a quello che avevo da bambino con il grembiule: la detesto ma allo stesso tempo ne ho cura, con gli stessi modi e sentimenti di un fanciullo. Per quanto riguarda le varianti mi piacerebbe un giorno ricevere una lucida informazione su quanto abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Per adesso la sensazione è sempre la stessa, quella di non trovarsi di fronte ad un autorevole canale informativo, bensì davanti ad un circo televisivo.
Quali sono, invece, le varianti della vita?
Le intenzioni del prossimo che incrocia il tuo cammino. Sono loro a detonare dando vita all’imprevisto. Puoi farne a meno? Io assolutamente no.
Quali sono invece, le ansie che ha portato questa pandemia?
I miei contatti più cari, più stretti, possono testimoniare che quello che sto per scrivere è vero. All’indomani del 9 marzo 2020 io dissi e scrissi sui miei canali social che un giorno il virus sarebbe uscito dagli ospedali ma non dalle nostre teste. Sostenendo questo mi attirai le ire di chi a torto volle vedere in me un negazionista, un complottista… io, che se avessi potuto avrei partecipato al programma di sperimentazione di Astrazeneca sin dall’estate del 2020…. I fatti mi hanno dato ragione… Chi due anni fa dal balcone lanciava improperi contro il solitario ciclista che pedalando cercava di non uscire di testa, oggi si dedica ad apostrofare nei bar l’avventore che osa calarsi la mascherina con un secondo di anticipo rispetto all’atterraggio della tazzina sul bancone.
Tu citi la guerra dei nostri nonni, che fortunatamente non abbiamo vissuto noi, ma come ricorderemo noi questi anni?
I miei genitori mi hanno sempre descritto un clima di euforia al termine della seconda guerra mondiale. Anche se circondati dalle macerie e privati spesso degli affetti più cari, i giovani soprattutto erano animati da una gran voglia di mangiarsi il domani. L’Italia tutta sembrava un gigantesco cantiere. Eppure a più di una generazione era stata rubata la spensieratezza, la vita. Magari mi sbaglierò, ma io oggi vedo spesso solo occhi spenti. Noi non abbiamo vissuto una guerra. Noi abbiamo passato molti mesi in cattività. È una cosa diversa, assolutamente meno pericolosa, ma molto infima. Gli effetti si scopriranno a poco a poco.
Il tuo è un lavoro sui ricordi, cosa sono i ricordi e quanto influenzano la nostra vita?
A mano a mano che cresci, quello che vivi scava delle radici che dai tuoi piedi affondano sotto terra. Dopo un po’ di anni avverti il bisogno di esplorarle, di passarle in rassegna. E così trovi i ricordi. Lì c’è la tua anamnesi, lì c’è scritto chi sei, da dove vieni. Lì puoi capire dove stai andando. Senza ricordi sei privo di radici attive, magari barcolli come un gatto senza vibrisse.
Ai tuoi nipoti, a chi verrà dopo di noi, cosa racconterai di questo periodo? Quali saranno le emozioni che vorrai trasmettere loro?
Ho da poco superato la metà della vita. Ammesso che ci arrivi, mi riesce difficile immaginare come potrei essere da anziano, quali pensieri potrebbero passarmi per la testa. Da adolescente ho conosciuto leoni adulti che in vecchiaia si sono trasformati in agnellini. Ecco, ora come ora mi piacerebbe non ridurmi a parlare senza essere interpellato. Magari dopo una domanda potrebbe rovesciarsi sul povero malcapitato un fiume in piena. Chi verrà dopo di me farà meno fatica nel tornare alla fonte, anche dopo che la fonte sarà un ricordo inciso su una lapide. Gli basterà collegare gli hard disk di backup ai computer del futuro e cliccare play sui video. Io invece, ormai, posso solo aprire due vecchie valigie e passare in rassegna foto sbiadite. Che però sanno parlare a chi sa come ascoltarle…
In chiusura, la domanda più difficile: perché in questo periodo in cui avremmo dovuto confrontarci maggiormente con noi stessi e con gli altri, siamo riusciti a far emergere il lato peggiore di noi? Cos’è che non ha funzionato?
Con questa domanda apri una discussione per la quale non basterebbe una vita. Probabilmente il fondo l’avevamo già toccato molto tempo prima del Covid 19. Il Coronavirus non ha fatto altro che rendere evidenti le distorsioni, i limiti, le violenze di una società stuprata dal neoliberismo, dai suoi non-valori improntati all’individualismo più sfrenato. Atomizzati, resi già da un pezzo individui soli e in competizione l’uno con l’altro, sempre meno attenti al prossimo, non è che con la pandemia potevamo improvvisamente diventare angeli del Paradiso. Il sistema di potere delle società occidentali per decenni ha volutamente allevato generazioni di indifferenti al fine di sradicare la cultura collettivista e solidale: non capisco con quale faccia i rappresentanti di quello stesso potere abbiano potuto presentarsi in televisione facendo appello al senso di responsabilità.
Grazie per essere stato con noi e in bocca al lupo per lo spettacolo!
GRAZIE A VOI!!!