Padre Nostro, il richiamo di Pier Paolo Pasolini

Alfredo Angelici in scena con uno spettacolo che fa rivivere Pasolini

Padre Nostro – diritto allo scandalo è lo spettacolo docu-teatrale andato in scena al Teatro Tor Bella Monaca di Roma il 2 ottobre. Drammaturgia Tomaso Thellung e Alfredo Angelici su testi di Pier Paolo Pasolini, con Alfredo Angelici, Valeria Iacampo, sostituita da Clarissa Andrei, Riccardo Ardolino, coreografie Valeria Iacampo, regia Tomaso Thellung. Lo spettacolo è presentato nell’ambito del progetto PPP3.0 – Diritto allo scandalo e racconta la figura del giornalista, scrittore, regista, in relazione alla sua poetica e sguardo sulla periferia di Roma.

La scena del palco a sipario aperto, mostra esattamente ciò che Pasolini utilizzava per raccontare ciò che vedeva: una scrivania, la TV, lo schermo, la macchina da scrivere, il microfono e … la gente. Ed è proprio questo che accoglie il pubblico, la gente. Entrando in sala si sentono le voci delle persone che sono state intervistate dal giornalista e che rispondono a domande scomode, per lo più considerate “scandalose”.

Pasolini aveva raccolto le voci dei cittadini tra le vie di Roma, nella periferia, luogo nel quale il giornalista si ritrova e cerca di coinvolgere gli spettatori nel dare risposte a domande decise che mettevano in discussione, per alcuni, le proprie credenze, le proprie convinzioni. Domande scandalose, almeno per l’epoca, che fanno riflettere e riportano in primo piano le difficoltà che la gente ha nel riflettere su tanti temi, che restano molto importanti.

Pierpaolo Pasolini è ricordato in particolare per un articolo scritto nel 1974 e pubblicato su Corriere della Sera, Cos’è questo golpe? Io so, nel quale denunciava la classe politica. Con un’enfasi dialettica e di fondamentale importanza, spiegava come uno scrittore, un letterato o un uomo di cultura, se voleva, studiando i fatti in modo analitico, poteva arrivare all’individuazione di colpevoli, di mandanti, di ideatori di fatti e misfatti. Questo suo articolo, controverso e dibattuto, perché affermava di sapere, ma di non averne le prove, è il fulcro dello spettacolo Padre Nostro comincia dalla lettura dell’articolo e prosegue con delle frasi tratte dallo stesso.

Lo spettacolo è il racconto su Pasolini, di Pasolini, per Pasolini che parla dal passato rispecchiandosi nel mondo di oggi. Il suo è lo sguardo di un osservatore che aveva compreso la società e che vedeva il futuro attraverso il presente, consapevole dell’animo umano e dei suoi desideri. La consapevolezza che il progresso non porta sempre nella giusta direzione, in particolare se usato per controllare la società, quella che con una falsa cultura, si lascia trascinare da chi detiene il potere.

Dagli anni sessanta, quando i giovani universitari, si opponevano ad una politica e società, andando contro i poliziotti, che non erano altro che i figli di povere famiglie che avevano nell’Arma l’unica possibilità di lavoro, fino ai giorni nostri, dove nulla, realmente è cambiato. Sono tanti i militari che hanno nell’Arma l’unica possibilità di sopravvivenza, come accadeva in passato, risultato di anni di fallimenti politici e sociali. Nel mentre, i giovani oggi, non prendono palesemente posizione contro ciò che non approvano, preferendo nascondersi dietro un monitor, in un regresso di responsabilità delegate ad altri. Eppure, nonostante siano passati gli anni, le parole di Pasolini possono essere lette come se fossero state scritte per i lettori di oggi, in un contesto del tutto simile a quello in cui visse lo scrittore e giornalista, deciso a raccontare la realtà del suo tempo, oggi come allora. Con una visione ampia e senza tempo.

Lo spettacolo è un innovativo mix di parola, musica, danza e immagini, di interviste passate e presenti, quando lo stesso attore scende tra il pubblico e lo coinvolge invitandolo a rispondere alle sue domande. Ed ecco che la videocamera dal palco scende in platea riprendendo gli spettatori, ricordando le domande di un servizio dello stesso Pasolini. Ma se in passato la voce non aveva volto, qui la videocamera passa inesorabile tra gli spettatori. È un momento in cui la quarta parete si dilania alla ricerca di una presa di coscienza forte dallo spettatore.

In Padre Nostro viene rappresentato un Pasolini nel pieno della sua consapevolezza, mentre sullo schermo alle sue spalle passano spezzoni dei suoi film, Accattone, Uccellacci e uccellini, i suoi attori, i suoi lavori. Lo spettacolo comincia con un uomo crocifisso e termina con la sua incoronazione, nel più deciso e ideologicamente corretto senso che ne dava Pasolini. Risalta prepotente la denuncia di una politica e società che lo stesso scrittore palesava nei suoi scritti, nei suoi lavori. La forza dello spettacolo sta nella capacità degli autori, Tomaso Thellung e Alfredo Angelici, di coordinare in maniera efficace, gli scritti di Pasolini, riportando in scena un racconto ben costruito.

Sul palco Alfredo Angelici, che racconta e ricorda in modo efficace e preciso lo stesso giornalista, che intervista e si lascia intervistare, che parla e lascia parlare. Un’ottima performance di un attore che sente suo il personaggio e lo trasmette in modo diretto.

Sul palco anche Riccardo Ardolino che fa riflettere sulle relazioni che lo scrittore ha avuto, ma anche sul fascino che aveva sui giovani, e la ballerina Clarissa Andrei, che è stata capace di sostituire in pochissimo tempo Valeria Iacampo incappata in un incidente. Musica e movimenti riescono a estrapolare i sentimenti dei protagonisti della scena. Padre nostro è uno spettacolo che va visto con gli occhi di chi vuol conoscere, di chi non si arrende, alla ricerca della verità e della consapevolezza di tante realtà.

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Sissi Corrado

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