Scusaci Silvia, ma siamo leoni da tastiera

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Bentornata Silvia, ti aspettavamo con ansia

È sera. Sono ancora seduta alla mia scrivania dove da un paio di mesi passo la maggior parte del tempo. Non posso andare al lavoro, non posso uscire e ho trasferito tutte le mie attività a casa, ma il tempo per i social è davvero poco. E mi convinco ogni giorno di più che faccio bene a utilizzarli come mezzo pubblicitario e non come la mia vita, la mia piazza, i miei amici.
Ho letto, leggo sempre di più, le scemenze che scrivono i “leoni da tastiera” ormai giunti all’esaurimento perché costretti a restare rinchiusi nelle proprie case (per chi ha seguito le regole) e ora devono esprimere le proprie frustrazioni colpendo gente innocente.

La festa della mamma, quest’anno ha regalato un grande regalo ad una mamma che ha sofferto per tanto tempo, sorretta dalle tante parole e dal tanto affetto degli italiani. La tua mamma Silvia, non si è mai arresa, come non lo hanno fatto le tante persone che ti conoscono e anche tante che non ti conoscevano ma hanno cominciato a conoscerti e apprezzarti attraverso la tua vita, la tua famiglia.

Bentornata a casa, Silvia, bentornata in Italia. La gioia che abbiamo provato è stata grande. Tu piccola grande guerriera.

Lo sei stata per questi diciotto mesi, da sola nelle mani di persone che forse ti hanno fatto del male fisicamente, ma più di ogni altra cosa, ti hanno fatto del male moralmente. Ti hanno privata della libertà, il bene più prezioso che abbiamo. Ti hanno portata via dai tuoi bambini, dalla tua missione, da quello che amavi e spero amerai ancora fare, per sempre. Ti hanno trascinata per chilometri, a piedi, in macchina, sei stata trattata come un oggetto, venduta e trascinata contro il tuo volere all’interno dell’Africa, un continente bellissimo, del quale hai conosciuto gioie, amore e dolore, molto dolore.

Ti hanno usata come mezzo di scambio, di hanno giudicata, insultata, mentre tremavi di paura per la tua vita, ma hai resistito, sei stata forte. Sei stata coraggiosa, non hai mollato, sicuramente forte dell’amore per la tua famiglia, per i tuoi amici, per i tuoi genitori che non si sarebbero dati pace, per tutte le persone che volevi rivedere. Sei stata una donna ammirevole e hai dimostrato di potercela fare.

Ti chiedo scusa Silvia, perché il tuo rientro a casa, il tuo ritorno in Italia, sarebbe dovuto apparire una delle notizie più belle da ricevere in questo momento in cui il mondo intero sta affrontando una pandemia spaventosa. Per giorni abbiamo provato a cercare positività nel nostro stare rinchiusi e il tuo rientro è una gioia. Ma la gente è frustrata, ormai non fa che dare fiato alla bocca. Sei un caso politico, dove la politica oggi cerca appigli ovunque, pensa, anche sul Covid19!

Scusaci Silvia se parliamo senza cognizione di causa, seduti sulle nostre sedie, divani, poltrone, alle nostre scrivanie, da dove non ci saremmo mai mossi. Chi parla non è venuto in Africa, non ha visto ne vissuto quello che hai visto e vissuto tu. Non ha inseguito un sogno, una scelta di vita, cercando in tutti i modi di realizzare degli ideali, non si è posto il problema di voler cambiare il mondo rimboccandosi le mani e cominciando dalla propria persona. Non ha lasciato le comodità di casa, dell’Italia, per andare ad aiutare bambini e persone che avevano bisogno di speranza. No, sono rimaste sedute dietro i loro schermi, provando a sopravvivere in un mondo virtuale, dove i sentimenti sono rivolti a persone irreali, più che a chi ci sta accanto.

Scusaci se non riusciamo a capire il coraggio che hai avuto nel sopportare mesi di privazioni e non capiamo nemmeno che dinanzi ad una situazione che non possiamo gestire, ognuno prova a sopravvivere come può. Non sappiamo nulla, siamo stati sempre qui, seduti alle nostre scrivanie, al riparo nelle nostre case, pronti a prendercela con chiunque, tranne che con noi stessi per una vita che non ci soddisfa, ricchi di invidia verso chi viene apprezzato per poco. Cosa hai fatto per l’Italia? Ti avranno scritto. Cosa hai fatto per questo momento così duro? Chi sei?

Sei una guerriera, sei lungimirante, perché non ti sei fermata alla sola Italia, al tuo paese, che ami, alla tua famiglia, ma hai aperto il cuore e la mente al mondo intero, perché, proviamo a capirlo, dopo la morte non porteremo nulla con noi, solo quello che siamo e quello che abbiamo fatto.

Ti stiamo giudicando Silvia, ma scusaci. Ti stanno giudicando perché ti sei convertita, perché indossi degli abiti che sono il simbolo di un gruppo di islamici. Scusaci perché non capiamo cosa hai sofferto, cosa la tua mente ha appreso. Di tutto quello che hai attraversato è rimasto molto, lo si legge nei tuoi occhi. Eppure noi non comprendiamo. Leggiamo e prendiamo per vere le parole di “millantatori” della tastiera, così facilmente raggiungibili, invece di conoscere e leggere trattati di psicologia, che spiegano con molta chiarezza cosa può accadere nella mente delle persone costrette a perdere la propria libertà, costrette a isolarsi, costrette a non avere contatti con chi è cresciuto in una “certa società”. Qualcuno avrebbe voluto vederti morta, o tornare con mille lividi, consapevole del male fisico che quelle persone ti avrebbero fatto, perché sarebbe stato più logico vederli “come animali” e in questo caso poter confermare che essendo tali, possono essere trattati come tali.

Scusaci se non abbiamo pensato a te. A quello che potevi passare. Ma sappi che in tanti hanno pregato e sperato che tu potessi trovare una persona che ti proteggesse, che ti aiutasse in quei momento in cui sei stata privata di tutto, del tuo essere donna, del tuo essere umana, del tuo essere libera. Libera di muoverti, libera di avere la tua privacy, libera di girare, di andare dove volevi, libera di tornare a casa. Se ti avessero uccisa, questi leoni da tastiera, avrebbero pianto, si sarebbero strappati i capelli, sarebbero andati lo stesso contro il governo, colpevole di non averti salvata, di non essere arrivato in tempo, colpevole di non aver fatto abbastanza per liberarti. Invece sei tornata, libera. Per fortuna sei riuscita a sopravvivere, come hai potuto, scendendo a patti con loro e con te stessa. Scusaci perché sei la notizia migliore oltre il Covid19 e tutti vogliono finalmente occuparsi di altro, hanno bisogno di complotti, di continuare a dividersi. Fin’ora hanno cercato di mantenersi, troppi morti in Italia per farsi la guerra, almeno fino a qualche settimana fa.

Ora ci sei tu e si può scaricare l’odio, la regressione che abbiamo avuto stando seduti sul divano o a dormire nel proprio letto. Scusaci se vogliamo risposte che non ci appartengono, se vogliamo violare ancora la tua intimità, la tua privacy, perché il mondo non ha nulla da offrirci. Vogliamo sapere se sei incinta, se hai avuto una relazione, se ti sei convertita liberamente o sei stata costretta, se ti hanno violata nel corpo e nella mente. Scusaci se cerchiamo di analizzarti minuziosamente invece di ringraziare Dio, il tuo, il mio, o qualsiasi altro, che ti ha permesso di avere la forza necessaria per non mollare. Scusaci se chiediamo, indaghiamo, se siamo affamati di notizie e ti mettiamo al centro delle nostre povere conversazioni. A queste domande, sicuramente non devi essere costretta a rispondere a noi, a te stessa, forse, non ora, ma quando ne avrai voglia. Tu hai bisogno di essere abbracciato dal calore della tua famiglia, dagli affetti, dalla gente che ha tifato per te ogni giorno, che non si è mai dimenticata di pensarti, anche solo per un Like.

Scusaci Silvia, perché ci fai paura, molta paura. Tu incarni la frase “credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani”, la rendi reale, la rendi raggiungibile, fattibile, a portata di mano e noi, qui, dietro i nostri schermi, che ci lasciamo vivere, che lasciamo il compito delle nostre azioni agli altri, abbiamo paura.

Abbiamo paura del tuo coraggio, della tua forza, della tua determinazione, del tuo essere umana al di sopra di tutto, della tua caparbietà, del tuo amore. Ne abbiamo così paura che chi si professa cristiano e cattolico, intravede in sé stesso un insuccesso. Le parole del Vangelo, di fronte a te, prendono vita: tu hai deciso di dedicarti agli altri, di andare in posti duri per dare speranza agli altri “Ama il prossimo tuo come te stesso”, dice il Vangelo. Come la parabola del giovane ricco, sono pochissime le persone capaci di lasciar le proprie ricchezze, i propri agi, per dedicarsi all’amore, agli altri. Non importa che religione professi, se hai al tuo interno dei sentimenti d’amore per il prossimo.

Quindi scusaci ancora Silvia, se non abbiamo gioito, se ti guarderemo in modo strano. La nostra è solo invidia, dinanzi a chi la vita sa viverla, l’ha conquistata e amata ed è felice di essere tornata a casa.

Molti sono felici con te, avremmo pagato per chiunque, per te, per chi è adulto, per chi è giovane. Forse ci fa proprio paura il coraggio che mostri alla tua giovane età, un coraggio che hanno pochi.
Siine fiera del tuo coraggio e di essere italiana, perché molti, credimi, sono fieri di te e ammirano il tuo valore. Speriamo sempre che giovani come te non manchino mai, perché saranno loro che potranno cambiare le cose, che potranno cambiare le menti. I leoni da tastiera li lasciamo al mondo virtuale.

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Sissi Corrado

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