Stefania Paternò in scena con Briciole

PH Riccardo Sarti

Lo spettacolo Briciole contro la violenza sulle donne

In questo periodo in cui l’Italia fa registrare alti picchi di femminicidi, appare inevitabile e necessario sottolineare l’importanza di parlare di contrasto alla violenza. In prossimità del 25 novembre Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in molte e molti si sono prodigati per portare all’attenzione di tutte e tutti, fatti e situazioni che denigrano il mondo femminile.

Tra questi anche Stefania Paternò che interpreta Briciole, da lei stessa scritto e ideato e che prende spunto da una sua esperienza personale. Un testo che pone l’attenzione sulle relazioni tossiche e che la stessa interprete porta in scena non solo per un pubblico adulto, ma, questa volta, anche per ragazze e ragazzi delle scuole superiori, entrando in contatto con le nuove generazioni, perché cambiare la mentalità delle persone è possibile e necessario. Di questo e altro ho parlato insieme all’autrice e interprete Stefania Paternò, al quale do il benvenuto sulle pagine di CulturSocialArt.

Lo spettacolo che porterai in scena in varie parti d’Italia, Gaeta, Bologna, Forlì, per la Giornata contro la violenza sulle donne, si chiama Briciole, in cosa consistono le briciole del tuo spettacolo?

Le Briciole hanno una tripla valenza, intanto sono la metafora di ciò che resta alla fine di un rapporto tossico, solo qualche briciola appunto, ma le briciole sono anche la descrizione perfetta del rapporto stesso, che non è amore, ma è solo una manciata di briciole. La sensazione è quella di avere fame d’amore, un amore che non può essere vissuto a pieno, quindi ci si accontenta delle briciole e infine è il nostro corpo, la nostra mente e il nostro cuore che malnutrito diventa briciole.

Il tuo è un One Woman Show, nel quale racconti la tua esperienza diretta. Cosa ti ha spinta a scrivere un testo del genere?

Era un periodo molto difficile della mia vita, ero stata lasciata, di nuovo, sempre con le stesse modalità. Un altro fallimento sentimentale, ancora quella terribile sensazione di essere stata abbandonata, ero confusa, cercavo delle spiegazioni logiche, delle motivazioni plausibili a cui aggrapparmi per capire, per soffrire di meno, ma non riuscivo a trovarle, sentivo di aver perso la parte più bella di me, non riuscivo a razionalizzare l’accaduto. La fine di una storia è sempre molto dolorosa, ma in questo caso, per l’ennesima volta sapevo che c’era qualcosa di più, il modo come ero stata lasciata era stato così imprevedibile, così tossico, così fortemente illogico, c’era qualcosa di sbagliato in tutta questa storia, non solo per come era finita, ma anche e soprattutto per come era cominciata e per il risvolto che aveva preso.

Così cominciai a scrivere, dovevo trasformare il mio dolore in qualcosa di costruttivo e soprattutto sapevo che aiutando me stessa avrei aiutato anche tutte quelle persone intrappolate in rapporti tossici. Volevo parlare di manipolazione, di abbandono, di violenza fisica e psicologica. Perché bisogna assolutamente parlare di questi argomenti, perché vivere all’interno di un rapporto tossico non è vita, perché i danni (spesso sottovalutati) che lascia la fine di un rapporto del genere sono gravissimi, e spesso non si riesce nemmeno a chiedere aiuto.

Mi sono voluta focalizzare sul narcisismo patologico, perché le mie esperienze ruotavano sempre intorno a figure di questo tipo, a soggetti anche solo con sfumature di questa patologia, non solo nei rapporti sentimentali, ma anche in amicizia e nell’ambito lavorativo. Scoprire che si tratta di una vera e propria patologia contenuta nel DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha indubbiamente accelerato la mia guarigione, perché finalmente le mie domande avevano una risposta, tutto ha cominciato ad assumere un aspetto molto più chiaro, ed è qui che ho pensato: se è chiaro per me deve essere chiaro per tutta quella gente confusa, per tutta quella gente inconsapevole o consapevole ma comunque restia ad abbandonare questo tipo di tossicità.

Quindi sono vari i motivi che mi hanno spinto a scrivere Briciole. Innanzitutto per far comprendere la gravità e la serietà del narcisismo patologico, descritto come il male del secolo, la causa di molti femminicidi, di violenze, di stupri, di bullismo, lo specchio della nostra società dove non esistono forme di comunicazione ma più di possesso e di totale prevaricazione, per chi soffre di tale patologia l’altro non è un essere umano che ha bisogni, idee, sentimenti, ma solo un oggetto al suo servizio, se è utile lo tiene, in caso contrario lo scarta. Ho scritto questo spettacolo anche per sottolineare che i danni della violenza psicologica sono al pari della violenza fisica.

Siamo abituati a pensare che quest’ultima abbia un peso superiore, non è così, ho voluto dedicare questo spettacolo sia agli uomini che alle donne, perché la violenza non ha un’identità di genere, la violenza è violenza. Infine un altro motivo che mi ha spinto a scrivere questo testo era perché volevo parlare di noi tutti, dell’importanza del proprio percorso individuale, perché finché non sarai riuscito davvero a comprendere te stesso la vita ti ripresenterà sempre gli stessi mostri, anche se in forma diversa.

Parli di violenza psicologica subita da una donna da parte di un narcisista. È difficile far capire questo tipo di violenza poiché le sue ferite non sono visibili, ma fanno molto più male di quelle fisiche. Come la presenti all’interno del tuo spettacolo?

Mi soffermo molto nella spiegazione dettagliata di ciò che è il narcisismo e cosa comporta. In alcuni momenti lo spettacolo infatti si trasforma in una vera e propria lezione a scuola, dove il pubblico in sala rappresenta gli studenti e io l’insegnante. Invito loro a prendere appunti, a fare domande, in questi momenti spiego in modo molto chiaro le caratteriste del narcisista o della narcisista, il loro modus operandi che segue sempre uno schema ripetitivo, sebbene declinato con sfumature diverse, descrivo la sensazione di totale smarrimento e confusione che ti procura un rapporto del genere, parlo della spirale distruttiva che ne consegue, racconto le tecniche di manipolazione.

Il pubblico solitamente alla fine dello spettacolo ha un’idea molto più chiara di cosa sia il narcisismo, persone che l’hanno vissuto sulla propria pelle vedono lo spettacolo e dopo si sentono meno sole, più comprese, più accolte. Ovviamente alla base dell’intero spettacolo c’è la storia della protagonista che oltre a raccontare le sue vicende personali riceve continue telefonate da parte del suo ex fidanzato, si prepara ad andare ad un appuntamento con lui, si veste, si sveste, riflette ad alta voce, canta, balla, ride, piange, affronta tutti gli stati d’animo della paura, dell’abbandono, della manipolazione, della speranza, facendo un vero e proprio lavoro di rinascita interiore.

Le emozioni della protagonista verranno ancora di più accentuate dall’utilizzo della musica e inoltre con la rottura della quarta parete, si crea un canale ancora più diretto e ancora più intimo con il pubblico e questo penso che sia uno dei punti di forza dello spettacolo, perché risulta tutto più vero, più sincero e quindi più divertente in alcuni momenti e più commovente in altri.

Lo hai presentato per la prima volta nel 2021 a distanza di anni, con la possibilità di incontrare tante donne e anche tanti uomini, quali sono i feedback che ricevi da entrambi?

Ho conosciuto tante donne che mi hanno raccontato la loro storia a fine spettacolo, alcune si sono aperte perché finalmente si sono sentite capite, e così anche numerosi uomini coinvolti in rapporti tossici. Ho incontrato donne narcisiste che hanno capito il senso dello spettacolo e hanno riflettuto sui loro comportamenti negativi così come anche uomini narcisisti, alcuni ne sono rimasti molto turbati, altri mi hanno ringraziata per aver loro aperto gli occhi, alcuni dopo il mio spettacolo hanno iniziato a fare terapia, altri hanno avuto il coraggio di chiudere la loro storia, altri ancora hanno affrontato il loro dolore veicolandolo in arte esattamente come ho fatto io.

La mia più grande vittoria risiede nel fatto che è uno spettacolo rivolto a tutti, sia a uomini che donne e tutti infatti ne restano colpiti. Non ci sono accuse, non è raccontato in una chiave vittimistica, al contrario sottolinea l’importanza del proprio percorso individuale, e questo messaggio è importante per tutti, dai più giovani ai più grandi, dagli uomini alle donne.

Solo una volta mi è capitato di non essere capita, quella volta un ragazzo mi chiese: “ma a parte dire che tutti gli uomini sono stronzi, che cosa vuoi dirci?” Ricordo che ho sorriso, non era una critica costruttiva ma semplicemente uno sfogo da parte di chi si era sentito attaccato in qualche modo dall’argomento, cosi l’ho guardato e gli ho detto: “questa tua osservazione mi fa capire che non sei ancora pronto per cogliere la profondità dello spettacolo, e che forse non lo sarai mai”.

E infine le persone hanno sempre apprezzato la brillantezza del testo, il descrivere un dolore attraverso la risata, la gente in sala piange e ride allo stesso tempo, perché attraverso la risata si riesce a mostrare il lato più divertente del dolore, in modo da poterlo esorcizzare e poterlo vivere con maggiore distacco. Recentemente ho letto questa bellissima frase: “Quando si riesce ad alternare umorismo e malinconia si ha successo, ma quando le stesse cose sono nel contempo divertenti e malinconiche è semplicemente meraviglioso”.

PH Riccardo Sarti

Una domanda che può sembrare difficile: ma come si riconosce un narcisista mentre si comincia a frequentare un uomo, mentre ci si affeziona?

È indubbiamente molto complicato, perché proprio all’inizio della frequentazione o della relazione lui mostrerà le parti migliori di sé, e tu ne sarai totalmente incantata. La fase dell’aggancio appunto, detta love bombing, è la fase più pericolosa, dove ti riempirà di attenzioni in un modo così forte che ne diventerai dipendente. Questo potrebbe essere un grosso campanello d’allarme, ma è un cane che si morde la coda, se lui ti ha agganciata è proprio perché tu in primis hai bisogno di esserlo, le sue lusinghe riempiono le tue insicurezze, le sue promesse i tuoi vuoti.

Lui per me inizialmente era lo specchio delle mie brame che andava a colmare ogni mia debolezza, mi faceva sentire amata come nessuno mi aveva mai fatto sentire prima e così senza accorgertene ti ritrovi all’interno di una gabbia dorata. Tutto ti sembra meraviglioso ma qualcosa dentro di te, una voce in lontananza, una spia mandata dal tuo corpo ti fa sentire in trappola e più cerchi di scacciare quest’idea negativa e concentrarti solo sui lati positivi, più quella vocina si ripresenta in maniera sempre più forte e allora ti ritrovi in un limbo, pieno di dubbi e incertezze e ogni giorno ti chiedi: sono io che sono strana oppure c’è effettivamente qualcosa che non va? Ma in questa fase è difficile capire, per questo è importante il lavoro su noi stessi, solo quello potrà salvarci, perché ci farà avere quelle armi necessarie per riconoscere il manipolatore in tempo e cambiare immediatamente strada.

Il percorso con il mio psicoterapeuta, il dottor Luca Traverso è stato fondamentale, innanzitutto per capire il perché mi ritrovassi sempre all’interno di storie tossiche. Le motivazioni erano profonde, legate alla mia infanzia, alla mia storia, da lì partiva tutto, infatti non basta solo affrontare il fatto in sé, perché sennò una volta libera dalla storia precedente te ne vai a cercare immediatamente un’altra con caratteristiche similari, creando un loop continuo destinato sempre alla distruzione. La terapia, se fatta bene, ti porta a scavare dentro di te, aprendo cassetti che non avresti mai toccato, perché devi prima trovare la forza di far emergere ciò che c’è dentro per poi richiuderli. E a quel punto si che sarai pronta per affrontare i tuoi mostri.

Mostri che io ho visto per la prima volta da bambina, ed è proprio quella bambina che devo riabbracciare, che devo accudire e tranquillizzare, alla quale devo dare la forza di affrontare questi mostri e farle capire che finché non si darà valore ne incontrerà sempre di nuovi, in tutti gli ambiti, perché continuerà a vedersi attraverso gli occhi del carnefice, pensando di meritare solo quel tipo di amore che poi amore non è, restando così incastrata in dinamiche tossiche per sempre.

Tornando alle fasi del rapporto, superata la prima, segue la seconda, in questa la dinamica potrebbe apparire molto più chiara ai nostri occhi. Il narcisista o la narcisista non è più quello di prima, è cambiato, è infatti la fase della svalutazione, dove il narciso agisce solo secondo i suoi bisogni in un continuo rifornimento narcisistico. In questa fase il partner se fosse lucido scapperebbe a gambe levate, ma solitamente non avviene, al contrario è insicuro, stanco, perde fiducia nelle proprie capacità, diventa totalmente dipendente dal narciso che dosa premi e punizioni.

È depresso, incapace di reagire, non comprende perché il narciso cosi innamorato inizialmente adesso si comporta così, è in piena dissonanza cognitiva, lo giustifica continuamente, si focalizza solo sul bello degli inizi, e affronta l’inferno e il paradiso contemporaneamente, è totalmente assuefatto e manipolato, e si convince che quello sia amore. È ancora in tempo per scappare ma non ne ha le forze, spera ancora in un cambiamento da parte del narciso che invece come colpo finale lo scarterà.

Quindi si, in realtà sono tanti i segnali che possono farci riconoscere un soggetto del genere, ma per riconoscerli dobbiamo aver fatto un nostro percorso, dobbiamo sentire di meritare amore, dobbiamo essere consapevoli di cosa sia l’amore vero, dobbiamo ascoltare i nostri bisogni più profondi, solo cosi saremo in grado di non attrarre più un rapporto del genere.

Cosa e chi ti ha colpito particolarmente dei commenti ricevuti al temine dello spettacolo?

Aver sentito la tua storia mi ha fatto sentire meno sola, e mi ha mostrato cose che non volevo vedere”. Un giorno una ragazza alla fine dello spettacolo mi abbracciò e mi disse questa frase. Era stata lasciata il giorno delle nozze, poco prima di andare in chiesa. Non aggiungo altro.

PH Domenico Mimmo

Tu, per esempio, porterai lo spettacolo proprio all’interno delle scuole, per parlare di violenza. Quali sono le attività, secondo te, che dovrebbero essere messe in evidenza o più strutturate, per dare consapevolezza in particolare alle donne, del loro essere donna?

Sarà la prima volta che mi esibirò davanti a un pubblico di studenti e sarà importante farlo, perché mai come adesso bisogna parlare di quest’argomento, relazioni tossiche, narcisismo patologico, femminicidio ma anche la violenza in quanto violenza, senza identità di genere, che sfocia poi nel bullismo, nell’omofobia, in comportamenti di prevaricazione e odio verso un’altra persona, indipendentemente da chi essa sia, proprio per il gusto di compiere atti di violenza.

Troppi ragazzi ormai sono e stanno crescendo nel modo più sbagliato, in balia di una società sempre più spietata, esigente, focalizzata più sull’aspetto esteriore che interiore, una società egoista e poco empatica, dove vogliamo continuamente essere visti più che essere capiti. Bisogna inculcare a questi ragazzi il senso dell’appartenenza ad una comunità dove si deve pensare agli altri più che a sé stessi.

Non è un caso che negli ultimi anni si è parlato di un aumento delle problematiche dei ragazzi, disturbi d’ansia, problemi alimentari, frustrazione, apatia, desiderio ossessivo di riconoscimento sociale e di una posizione di supremazia all’interno del gruppo che li porta a commettere atti di violenza. Viene chiamato narcisismo adolescenziale, l’effetto di un enorme peso psicologico e di una pesante pressione sociale che subiscono i giovani d’oggi. Risse, furti, baby gang, stupri di gruppo. La scuola ne dovrebbe parlare ogni giorno per sensibilizzare molti più giovani possibili con la speranza di porre fine a questo scempio.

Negli ultimi mesi sono state tante le notizie di giovani ragazze violentate da gruppi di adolescenti, il caso di Palermo è stato uno tra i più atroci, “Cento cani sopra una gatta”, questa frase detta da uno dei violentatori ha fatto il giro del web e racchiude tutta la spietata dinamica dell’accaduto. La violenza sulla ragazza designata come vittima serve ad esibire agli altri ragazzi del gruppo la propria potenza maschile, l’unico modo per mostrare che si è “veri uomini”.

Ovviamente svolgono un ruolo fondamentale i genitori, molti dei quali hanno dimostrato una totale indifferenza per la gravità dei fatti commessi dai propri figli, lasciando commenti inopportuni come “Potevano non mandarla a quella festa”, “Non si sarebbe dovuta ubriacare”. Per questo il ruolo dei genitori è decisivo, perché è in famiglia che il bambino impara fin da piccolissimo il rispetto. Vorrei sottolineare ai ragazzi della scuola dove andrò l’importanza del creare con l’altro sesso e non solo, una relazione umana, fatta di sentimenti, di condivisione e di collaborazione, ben lontana dalla prevaricazione e dall’abuso.

La donna sta prendendo sempre più consapevolezza del proprio valore, la strada è ancora lunga, ma giorno dopo giorno sta costruendo una propria identità. Ultimamente stiamo sentendo molto parlare del bellissimo film di Paola Cortellesi C’è ancora domani che racconta con estrema cura questa problematica. In questo film che consiglio a tutti di vedere, sono racchiusi messaggi profondi e importanti che tutti dovremmo conoscere, questo film che non sfocia mai nel femminismo estremista dovrebbe essere visto nelle scuole dai ragazzi e dalle ragazze. E agganciandomi al film voglio sottolineare un concetto importante: non importa quanto tu possa cambiare un uomo, non spetta a te farlo, non è compito tuo, attua tu un cambiamento per avere la forza di chiudere una storia e chiedi aiuto.

Altro film che dovrebbe essere visto a scuola è Mia di Ivano De Matteo con il bravissimo Edoardo Leo che interpreta il padre di Mia, questa ragazza che si troverà intrappolata all’interno di un rapporto tossico. È un film cupo e intenso che porta sullo schermo temi delicati e complessi, dal revenge porn allo stalking, dal rapporto genitori-figli alla giustizia privata. Mia si innamora di un ragazzo incapace di amare, uno che concepisce la relazione come un rapporto di totale prevaricazione e controllo sull’altro. Questo dovrebbe fare la scuola. Parlare di questi argomenti, far vedere loro questi film, sensibilizzare giorno dopo giorno i ragazzi.

Quanto la politica potrebbe ancora fare e in breve tempo, per migliorare la situazione delle donne?

La politica è ancora molto indietro nella tutela delle donne, la giustizia dovrebbe intervenire in un modo molto più forte e deciso per proteggere tutte queste donne che hanno avuto il coraggio di scappare, denunciare e rifarsi una vita. Eppure non è così, ancora casi di femminicidio, tutti i giorni, sia di donne uccise dai loro compagni violenti, sia di donne uccise dai loro ex compagni, quando finirà tutto questo?

Il lavoro che si dovrebbe fare, non è solo sulle donne, ma anche sugli uomini. Com’è possibile che uomini cresciuti dalle donne non riescano a dare le stesse attenzioni alle donne che poi sono quelle che li hanno cresciuti? Quanto sbagliano anche le mamme?

Sono figli di genitori che giustificano troppo il comportamento dei figli, che lo definiscono una “ragazzata”. Siamo ancora prigionieri di una cultura troppo maschilista. Sono genitori che non responsabilizzano i figli, con madri troppo protettive, che non fanno capire nella vita cosa significa avere dei limiti, dei doveri, delle regole e dei valori, genitori che non si assumono in primis la loro responsabilità e che non vogliono vedere la gravità della situazione.

Da donna e da attrice, cosa ti aspetti dal mondo che ci circonda, dalla nostra società che continua a mantenere vivi dei canoni ormai antichi senza aggiornarsi, nonostante carte dei diritti, la nostra Costituzione ecc.?

Non so in realtà cosa aspettarmi, la speranza esiste e ci sarà sempre, ma senza alcun dubbio ci vorrà molto tempo per attuare questo cambiamento. La nostra società è infatti lo specchio del nostro governo che gestisce il tutto attraverso una politica becera e arrivista. Voglio solo ricordare lo spettacolo pietoso al quale abbiamo dovuto assistere in Senato alla notizia dell’affossamento del Ddl Zan. Abbiamo visto più volte situazioni in Senato raccapriccianti, abbiamo visto risse, sceneggiate, di tutto, ma credo che questo sia stato lo spettacolo peggiore a cui abbiamo mai assistito, perché una parte del paese si sente discriminata, chiede una tutela, quindi sottolinea una condizione di fragilità, la sconfitta di queste persone, quindi di noi tutti, perché appunto, riguarda tutti noi, nessuno escluso, non può essere la vittoria di qualcun altro e soprattutto non una vittoria festeggiata in quella maniera volgare e irrispettosa. Quindi cosa mi aspetto? Adesso direi nulla di buono.

E da te stessa, cosa ti aspetti?

Di portare avanti la mia missione, perché di questo si tratta, di continuare ad avere la libertà di raccontare la mia storia attraverso l’arte, per sensibilizzare più gente possibile, per aiutare più gente possibile. Ho appena debuttato con Briciole il 22 Novembre all’interno della splendida cornice del Teatro Ariston di Gaeta in un evento organizzato dalla Croce Rossa Italiana Comitato Sud Pontino e l’incasso è stato devoluto alla Croce Rossa, queste sono grandi felicità.

Il 25 Novembre invece sarò la mattina a Forlì sempre con Briciole per un evento con le scuole, organizzato dal Tavolo Permanente delle Associazioni contro la violenza sulle donne e lì come vi dicevo avrò modo di parlare con molti studenti, e infine il primo Dicembre sarò a Bologna al Teatro dei Malcontenti nuovamente con Briciole per il Centro Studi Euterpe Mousikè, dove avrò modo al termine dello spettacolo di rivolgermi direttamente ad un pubblico di persone che hanno vissuto o che stanno vivendo ancora adesso un rapporto tossico. Sono persone che fanno parte dell’associazione che organizza l’evento. Questo mi permetterà di entrare ancora di più nello specifico dell’argomento trattato, al fine di creare un bellissimo scambio umano e artistico per aiutarsi a vicenda e sentirsi meno soli. Questo è ciò che voglio continuare a fare e ciò che mi aspetto da me stessa.

Grazie per essere stata con noi!

Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt

Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

Leggi anche