Una ventata di “seria” leggerezza: una riproposizione salutare per il teatro italiano
nella sua semplicità, la trama offre un messaggio diretto
Forte di ben 150 repliche in Italia, torna al Teatro Brancaccio di Roma “Aggiungi un posto a tavola”, nella Produzione di Alessandro Longobardi per OTI Officine del Teatro Italiano in collaborazione con Viola Produzioni.
Si tratta dunque di una formula consolidata ma non affatto antica o sorpassata; al contrario, questa produzione è sintomatica di una certa vivacità nel mondo teatrale italiano, offrendo allo spettatore una brezza fresca di levità che, cionondimeno, non è avara di spunti serissimi ed interessanti.
“Aggiungi un posto a tavola” è nell’immaginario collettivo, una sorta di fenomeno di costume e rappresenta forse il paradigma della “commedia musicale”, genere teatrale sorto negli anni ‘50 del secolo scorso, e che conosce la sua climax forse proprio con questa opera del 1974. Al contrario del musical, indigeno più specificamente del mondo anglosassone, la commedia musicale, che pure deve dialogare dialetticamente, ad esempio, con i musical d’oltreoceano, presenta trame più drammatiche e ha come protagonisti non eroi ma persone comuni.
La trama è la seguente: il sindaco di un paesino, Don Silvestro, riceve una telefonata da Dio che gli dà la missione di costruire un’arca in previsione del secondo diluvio universale. Anche se ostacolato dall’avaro sindaco Crispino, il parroco riesce nell’impresa. Tuttavia, a causa dell’intervento di un cardinale, i paesani non seguono il parroco sull’arca. Il diluvio, però, comincia e Don Silvestro decide di scendere dall’arca per stare assieme ai suoi compaesani; l’azione è premiata da Dio che annulla la catastrofe.
Nella sua semplicità, la trama offre un messaggio diretto, un messaggio di solidarietà, perdono, fratellanza, tanto più attuale nel clima politico del nostro belpaese. Pare che questa produzione appaia tanto più attuale in questo momento e, grazie all’ironia onnipresente, “apre gli occhi”, per così dire, su una situazione socio-politica non più sostenibile.
Questa commedia musicale in due atti fu partorita dal genio della coppia Giovannini e Garrinei. Questa messa in scena è molto intelligente, perspicua, ed è opera di Gianluca Guidi. Da segnalare le scenografie stupende di Gabriele Moreschi che adatta le intuizioni, molto avanti sui tempi, di Coltellacci che aveva creato per la prima produzione dell’opera la grande arca e i sistemi girevoli.
Nei panni di Don Silvestro, Gianluca Guidi è assolutamente eccezionale, non sbaglia nulla e pare che il personaggio sia costruito per lui e nessun altro.
Enzo Garinei, è “La voce di Lassù” (Dio). Il ruolo del sindaco Crispino è interpretato da Marco Simeoli, mentre Piero Di Blasio interpreta Toto. Nel ruolo di Clementina, la figlia del sindaco, è Camilla Nigro, che dà una nota vivacissima alla commedia musicale, con il suo candore. Il ruolo di Consolazione è di Lorenza Mario, versatile, camaleontica, capace di mille trasformazioni senza mai sbagliare.
Per quanto ci siano un paio di momenti di quiescenza durante i quali l’attenzione dello spettatore cala, la commedia è riuscita, a tutti i livelli, e risulta essere sempre viva fonte di nuovi fermenti artistici.
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