Inaugurata la stagione teatrale al Teatro Quirino di Roma
La coscienza di Zeno, un’opera triestina
La stagione teatrale 2023-2024 al Teatro Quirino di Roma si è aperta il 17 ottobre con La coscienza di Zeno. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e da Goldenart Production ed è stato in scena presso lo storico teatro capitolino fino al 29 ottobre.
L’adattamento del romanzo di Italo Svevo, di cui ricorre proprio quest’anno il centenario della pubblicazione, è di Monica Codena e la regia di Paolo Valerio fondamentalentalmente convince. Certo, era un’operazione molto difficile e rischiosa quella di adattare un’opera letteraria francamente ostica.
Quell’opera letteraria a tratti francamente illegibile, com’ebbe a dire il mitologico Bobi Bazlen, ricca di sfumature che variano nella tastiera dei toni dal tragico all’umoristico che, forse, era impossibile rendere nella totalità. E, infatti, a mio avviso, se c’è qualcosa che viene irrimediabilmente perduto in questa messinscena è proprio l’umorismo sveviano, quello che nasce dalle situazioni in cui l’iconico inetto Zeno Cosini si trova nel mondo reale, come ad esempio, nella fase del corteggiamento di una delle sorelle Malfenti, Ada.
Queste situazioni non vengono sfruttate appieno nella messinscena, che propende, però, per una versione quasi filologica del testo letterario. La scelta è tuttavia condivisibile, per quanto si tinga a tratti di didascalismo e addirittura di moralismo – come a dire che lo spettacolo debba insegnare dall’alto della sua autorevolezza i messaggi importanti, ma ha sempre messaggi importanti l’arte? Sarà…, veicolati dal romanzo, sorte ineluttabile dei prodotti culturali più discussi nei salotti borghesi che letti materialmente.
A parte questa riflessione di carattere generale sulla cultura italiana, lo spettacolo di Valerio è convincente, ed è inserito nel progetto di valorizzazione di autori triestini, dunque italiani, ma fondamentali per una cultura latamente europea. Molte scelte sono azzeccatissime, a partire da quella del protagonista, il versatile Alessandro Haber. Quest’ultimo, costretto a movimenti limitati per problemi personali, riesce con la sua mimica e con la sua gestualità a rendere perfettamente i complessi di Zeno Cosini, e i suoi tic e le sue abitudini, a partire da quella di fumare.
Altrettanto vincente è la scelta di affiancare allo Zeno aniiano (Haber), che parla di sé, uno Zeno giovane, interpretato benissimo da Alberto Onofrietti. Tra i personaggi che gravitano attorno a Zeno, c’è suo padre (Fracesco Migliaccio), le sorelle Malfenti, e il socio in affari. Nel cast, ci sono anche Valentina Violo, Ester Galazi, Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Meredith Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo.
Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi, le musiche Ogravity, i movimenti scena ancora di Monica Codena e il video di cui si avvale lo spettacolo, e che spesso proietta un grande occhio, di Alessandro Papa.
Lo spettacolo si conclude con Alessandro Haber in grande forma, che recita le ultime apocalittiche parole del romanzo sveviano, in cui sembra profeticamente, il romanzo è pubblicato nel 1923, una prossima apocalisse incarnata da una bomba atomica.
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